Trieste, Teatro “Verdi”
“LA BAYADERE”
Balletto in quattro atti e sette scene
Musica di Ludwig Aloysius Minkus
Coreografia originale Marius Petipa
Coreografi della produzione Altynai Asylmarutova,
Liudmila Kovaliova
Nikyia, bayadera OLGA GAIKO
Solor, soldato ANTON CRAVCHENKO
Gamzatti, figlia del Rajah OLGA KONOSENKO
Solisti e Corpo di Ballo del Balletto Nazionale Lituano
dell’Opera di Vilnius
Orchestra del Teatro “Verdi” di Trieste
Direttore Martyanas Staskus
Scene e costumi Viaceslav Okunev
Luci Levas Kleinas
Produzione dell’Opera di Vilnius
Trieste, 25 marzo 2011
Apprezzabile il coraggio di portare, in questa tourné triestina, una Bayadére da parte del Balletto Nazionale Lituano dell’Opera di Vilnius. Forse troppo, per diverse ragioni. La prima è che “La Bayadére” è un balletto tecnicamente assai impegnativo, difficile da eseguire in palcoscenici piccoli, come nel caso del Lirico triestino, e in pendenza (tipico dei teatri all’italiana del nostro paese). La seconda è che il titolo è al suo debutto in questa città e, pur essendo un grande classico ovunque, qui il pubblico non lo conosce. La terza è che lo spettacolo avrebbe bisogno di essere alleggerito soprattutto nei primi due atti a favore, magari, di un finale meno tronco. Francamente da una danzatrice internazionale di altissimo calibro quale Altynai Asylmuratova, che assieme a Liudmila Kovalova si è occupata della ripresa coreografica dall‘originale di Marius Petipa, ci aspettavamo una revisione più asciutta e moderna: lei che è stata danzatrice del Royal Ballet di Londra, dell‘American Ballet Theatre e prediletta di Roland Petit ai tempi del Ballet National de Marseille, quando si riferisce al classico, al grande repertorio mantiene un atteggiamento tradizionalista e conservatore che non immaginavamo.
Ma passiamo al dunque. All’apertura del sipario il pubblico reagisce con stupore e piacere all’apparato scenico: fondali dipinti e tele al posto delle impegnative e costosissime scenografie costruite ai quali siamo abituati oggigiorno…la magia del teatro riesce ancora a funzionare con dei fondali dipinti, senza sperperare troppo denaro pubblico! Imparate direttori, imparate…
Il primo atto, aldilà della mimica non particolarmente significativa del Bramino, scorre nella noia più totale a parte la danza delle baiadere e l’incontro notturno tra Nikija e Solor: lei è la ballerina del tempio più bella e più brava e lui il più coraggioso guerriero del ducato.
Il secondo atto idem. L’incontro scontro tra Nikija e la sua rivale Gamzatti, figlia del Rajah e promessa sposa di Solor, è, probabilmente, il momento più incisivo. La vicenda è inutilmente intricata, come tanto piaceva al pubblico romantico tardo-ottocentesco, ma piuttosto noiosa per noi, oggi.
Cambiano le sorti quando, finalmente, entra in scena la danza: nel terzo e quarto atto ce n’è tanta ed è un banco di prova non da poco! Infatti qui iniziano i cedimenti: la Gamzatti di Olga Konošenko è piuttosto incerta e, nonostante il giusto physique du rôle, non lascia trasparire la necessaria sicurezza tecnica; le quattro soliste del Grand adage del Grand Pas d’action sono imbarazzanti; le due prime ombre sono di livello scolastico.
Le note positive: la coppia principale Olga Gaiko (Nikija) e Anton Kravchenko (Solor) escono indenni, se non vittoriosi, dalla difficile prova anche se entrambi sono più forti tecnicamente che espressivamente; la terza solista delle Ombre ci regala una variazione di alto livello tecnico; il corpo di ballo sia nell’atto bianco delle Ombre che nelle danze d’assieme del terzo atto offre un’ottima prova: esegue con maestria tecnica, pulizia, rigore e musicalità! Qualità rare anche nelle maggiori compagnie, come l’Operà di Parigi o il Royal Ballet di Londra che, a furia di integrare le proprie fila con danzatori provenienti dalle scuole più disparate, sacrificano la bellezza di vedere arabesques e port de bras perfettamente allineati, in una teoria prospettica senza fine…
L’Orchestra del Teatro Lirico Giuseppe Verdi si impegna ad eseguire una partitura brutta, frutto di collage musicali di vario tipo, zeppa di valzeroni e ballabili di scarsa qualità. Ma la suona bene, con anima e rispetto della giusta velocità per i danzatori, grazie anche alla bacchetta autorevole del Maestro Martynas Staškus. Pubblico rado in sala e piuttosto impreparato ai tempi e agli applausi della danza.
Altynai Asylmuratova
Liudmila Kovaliova
Balletto in quattro atti e sette scene,
soggetto di Serghei Khudekov
Musica di Ludwig Aloysius Minkus
Balletto in quattro atti e sette scene,
soggetto di Se
rghei Khudekov
Musica di Ludwig Aloysius Minkus