È così strano quel velo che discende quando la morte porta via una persona amata dalla vista e dall’averla vicina. Ero solita chiamarla molte volte e amavo in particolare essere una delle centinaia di persone, e non scherzo quando dico CENTINAIA, che la chiamavano in occasione del suo compleanno, che ricorreva l’1 febbraio.
Mi manca tantissimo sentire la sua voce molto melodiosa e la sua cadenza… ” Aprile“ o ” Che bello, Millo” con la doppia L articolata in maniera perfetta. Era incredibilmente ipnotica sia come persona che come cantante. Lei, la Muzio e la Ponselle sono le cantanti che mi incantavano quand’ero bambina e che hanno educato il mio orecchio. Mi manca moltissimo questa grande artista e grande amica… fidatevi quando vi dico che bastava un sorriso e venivi abbagliato.
Questo è allora il mio primo piccolo contributo che ho scritto per la mia collaborazione con GBOpera, dato che il mese scorso ricorreva il compleanno di questa gran signora e lo dedico a lei.
Mi è successo di incontrare questa meravigliosa, magistrale artista nel tardo autunno del 1984, poco prima del mio debutto al Met. Avevo cantato “Ernani” a Cardiff, una città spettacolare nel musicalmente e vocalmente ricco stato del Galles.
La mia famiglia mi aveva appena raggiunta e stavamo viaggiando per l’Italia per vedere un pò di monumenti e panorami e per cercare di rinfrancare i nostri animi dopo la recentissima morte della nostra amata nonna. Due signori, Carl Battaglia e John Ritter, le avevano scritto per mio conto per chiederle se mi avrebbe ricevuta per poterle portare i miei omaggi personalmente e se forse volesse lavorare con me… sognando questa possibilità…
Notizia sbalorditiva: disse “Si!”
Disse di incontrarci a Milano e io partii per incontrare l’idolo della mia giovinezza, pur essendo una giovane di 26 anni. Ricordo che ero completamente impreparata alla sua dolcezza e i suoi discorsi davvero franchi. Fu molto affabile e fu una grande fonte di conforto per la mia perdita. La cara Tina, la grande amica di Renata mi aprì la porta e la mia vita, che era già stata grandemente cambiata dalla “conoscenza” di questa voce attraverso i dischi e le esibizioni, sarebbe cambiata per sempre nel conoscerla personalmente e nel poterla chiamare, con immenso orgoglio, amica e mentore. Rimasi da lei per poco più di un’ora e me ne andai con un invito tanto desiderato.
Rimanemmo d’accordo che ci saremmo riviste nell’estate dell’anno seguente. Io avrei continuato a concentrarmi sul mio debutto al Met e sul mio “arrivo”, per così dire, da giovane artista. Quell’estate non poteva arrivare più lentamente. Ero stata a Fano per una serie di lezioni con la mia maestra di canto, la fantastica Rita Patané, che mi disse che ero assolutamente pronta a cantare per lei e mi lasciò andare… Presi un pianista amico sia mio che di Renata e mi recai a San Marino, per essere la prima persona in assoluto che avrebbe formato. Umilmente, avrebbe provato con me a vedere se le sarebbe piaciuto insegnare… non c’è bisogno di dire che fu superba. Un’insegnante per natura, molto astuta e accurata e meravigliosa nel fornire esempi.
Per questa prima lezione lavorammo sull’”Andrea Chenier” e fui immediatamente colpita dalla sua intensità. Il suo volto era così vivo e carico di emozioni e le parole su cui insisteva che fossero tali, erano immediate e profonde. Aveva la capacità di farti “preoccupare” per lei.. se in un’opera cadeva al suolo, come in Otello o Aida, per esempio… il tuo primo istinto, e in tutta onestà quello di tutto il teatro, sarebbe stato quello di correre ad aiutarla. Aveva la purezza di una madonna, un senso del bello tutto femminile e radiosità e forza. Una combinazione molto insolita.
Mi dava l’idea di una donna “vera”, una Maddalena di vero pathos, e di sincerità e, come mostrava tramite il suo volto e il suo comportamento, mi si rivelò come una bravissima attrice. Un episodio favoloso accadde durante una pausa. Aveva sofferto di bronchite acuta, ma ispirata dal pianista che l’aveva aiutata ad imparare molti ruoli, cominciò a cantare “La vergine degli angeli…..”, mentre lui suonava, e lì, in quella chiesetta, nel caldo mortale estivo, fummo tutti trasportati dalla sua voce in quel Paradiso che pochi di noi vedremo prima di morire. Un luogo di grande armonia e bellezza e di onestà assoluta.
Cominciai a piangere e mentre lei si elevava nella musica, le mie emozioni crescevano. “E ne protegga!”... e l’ultima nota vibrò per quella che sembrò un’eternità nella meravigliosa ed ampia acustica della chiesa. Dopodiché l’ammirazione e il silenzio assoluto.
Piansi in maniera incontrollabile e andai ad abbracciarla… e mi gettai ai suoi piedi. Mi lasciò piangere e le dissi: “E’ stato bellissimo… splendido, mi ha toccata molto nel profondo”… mentre continuavo a piangere… e come un gigantesco angelo sereno mormorò, in tono confortante: “Lo so...”
La amavo… era consapevole di ciò che Dio le aveva donato, ha vissuto sacrificandosi e dedicandosi a quello Stradivari che erano il suo corpo e la sua gola… la sua assoluta disciplina… e sapeva cosa significava per me l’averla ascoltata così da vicino e l’esserne trasportata… sapeva di aver sempre protetto il gran dono che Dio le aveva dato, eppure lo condivideva liberamente e generosamente.
Cominciammo una grande amicizia che è continuata fino algiorno in cui ha lasciato questa terra per un posto che lei conosceva benissimo… il paradiso che ci permetteva di intravedere ogni volta che cantava.
Per me, da morta, così come da viva lei rimane intatta nella sua grandezza. Una Stella Polare per tutti quei cantanti che ricerchino verità e bellezza nelle loro voci che usano per servire la musica e Dio.
Rimane ancor’oggi un faro d’amore e una fonte di ispirazione, più lucenti e ancor più necessari ora per implorare l’Italia, tutti i suoi leader e la sua gloriosa popolazione di non abbandonare uno dei suoi più grandi doni fatti al mondo. La Musica e le Arti create e donate attraverso prodigiosi talenti al mondo dall’ITALIA. Che Dio benedica Renata Tebaldi, una donna che verrà ricordata per sempre per l’amore che ha dato attraverso la sua musica e la sua bellezza…
Versione italiana a cura di Paolo Tancredi