Eccoci qui dopo un po’ di tempo!!!…Oggi tutti pronti per parlare di fotografia…anzi di una fotografa che dalle pagine di Grazia è partita alla scoperta del mondo intero!…Sto parlando di Elsa Haertetter (1908-1995) giornalista e fotografa tedesca trapiantata a Milano, appunto nella redazione di Grazia, dagli anni ‘40 del secolo scorso!!!
Elsa è stata una delle più importanti fotografe di moda degli anni 50-60. Le sue immagini hanno dettato ed interpretato il gusto e lo stile della società italiana di quel tempo ed oggi sono parte integrante della storia della moda e del costume.
Tanto da dedicarle una bellissima mostra, nel 2008, alla Triennale di Milano, durante la settimana della moda per la Primavera/Estate 2009: Viaggiare con la moda. I racconti itineranti di Elsa Haertter . Un percorso suggestivo tra le pagine che rivoluzionarono la fotografia di moda. Quando fotografare la moda vuol dire immaginare un’epoca, una storia, un momento, in un contesto diverso, esotico e lontano…..questa è l’arte di Elsa Haertter!
Nata in Germania, diventata corrispondente per riviste tedesche da Parigi, si trasferisce in Italia nel 1940 dove inizia a collaborare con il settimanale Grazia che consacrerà a livello internazionale il suo stile fotografico. Durante il boom economico del dopoguerra la Haertter ha rivoluzionato la concezione di moda italiana incorniciandola coraggiosamente con architetture insolite, rifiutando come sfondo la banalità di un’Italia da cartolina. Una scelta professionale che l’ha portata in tutto il mondo: il viaggio è infatti una costante dei suoi servizi, protagonista delle sue foto e della sua vita tanto quanto la moda.
La Haertetter ha immortalato Maria Callas nel 1955 presso il Foyer del Teatro alla Scala di Milano, scatti poi apparsi sulla rivista Novità testata antesignana di Vogue Italia.
Nelle immagini la Callas indossa due abiti da sera di Biki: il primo in raso Celanese azzurro cielo. La scollatura si drappegia intorno ad un nastro di velluto verde mentre il corpetto sfuggente sottolinea l’esilità della vita. Collana e anello di smeraldi Faraone.
Il secondo abito in Celanese rosso fuoco che si caratterizza da un’ampia gonna che si drappeggia su un lato dove è appuntato un fiocco dello stesso tessuto e colore. Anche qui i gioielli hanno la firma di Faraone.
Di seguito riporto l’articolo apparso sulla rivista:
“Maria Malibran, Giuditta Pasta, Adelina Patti sono i nomi di una leggenda di voci portentose e di trionfi travolgenti che tutta una iconografia contemporanea rappresentava con cavalli rapiti alla carrozza e palchettisti protesi nel vuoto all’osanna.
Il canto di Maria Meneghini Callas così ricco di profonde risonanze, fatto non di una ma di tante voci sembra aver rinverdito quella leggenda; anzi Maria Meneghini ne appare la nuova eroina.
Ma di questa eroina difficile è fermare una immagine: ora è una Medea possente nella sua violenza, ora una Violetta frivola, appassionata, dolente, ora un’Amina candida e dolcissima, ora una Giulia pura e ardente, ora una Fiorilla vibrante tutta scatti ed impennate. La fusione veramente prodigiosa di eccezionali possibilità di voce che permettono di spaziare in un repertorio drammatico e leggero, di singolari doti d’artista e d’un indiscutibile fascino spiega il caleidoscopio succedersi di tante figure femminili, tutte vivissime, indimenticabili.
Qualunque sia il personaggio, Maria Meneghini se ne impossessa e non solo per un forte istinto drammatico ma con un lungo studio che non esclude cure ed atteggiamento, andatura, trucco, pettinatura. Le talora vaghe ed inconsistenti figure del melodramma divengono allora credibili, le più viete ed assurde frasi di un romanticismo decadente trovano una parvenza di vero, si rivestono di un significato umano. Ed anche quando è calata la tela il personaggio non cessa di esistere; quando tra ovazioni e applausi interminabili, lancio di fiori, Maria Meneghini esce per ringraziare, lo fa con un gesto che potrebbe essere solo e unicamente di Medea, di Violetta, di Fiorilla.
Nella prossima stagione, che si inaugurerà con la sua interpretazione di Norma nella regia di Margherita Wallmann, con scene e costumi di Salvatore Fiume, essa sarà successivamente ancora Violetta, quindi passerà dal Parsifal al Barbiere di Siviglia, da I Pagliacci alla Fanciulla del West; quest’ultima opera con la regia di Luchino Visconti che già nella passata stagione aveva allestito alcuni spettacoli con interprete la Callas. Avviata alla carriera da una maestra di eccezione Elvira De Hidalgo che oltre ad istruirla nell’arte del canto la preparò all’arte scenica, nella sua carriera, infatti l’incontro con Visconti, una delle figure più significative del nostro teatro, segnò un punto importantissimo. Chiamato per la prima volta alla Scala per la regia de la Traviata ed la Vestale e de la Sonnambula egli intuì la singolare personalità d’artista di Maria Meneghini Callas e studiò a sottolinearla e valorizzarla ricreando in lei il mito meraviglioso della Prima Donna.”