Benché il padre di Beverly Sills fosse fiero di alcuni dei traguardi raggiunti dalla figlia durante la sua formazione di cantante lirica – era ormai poliglotta e un’abile pianista – per lui rimanevano dei risultati ragguardevoli, ma fondamentalmente inutili. Egli non approvava la direzione in cui essi stavano conducendo la ragazza: papà Silverman aveva compreso che la sua piccola stava acquisendo una cultura che la stava portando ben lontana da Brooklyn.
Beverly aveva vinto una borsa di studio in matematica al Fairleigh Dickinson College del New Jersey e suo padre fece del suo meglio per indurla ad accettarla, nonostante i dubbi che aveva in passato circa l’importanza di un’istuzione universitaria per una donna, in quanto era ormai molto orgoglioso dei successi scolastici della figlia. Ma né Beverly, né sua madre vollero saperne. Beverly non era interessata alla matematica. Beverly voleva diventare una cantante lirica.
Estelle Liebling aveva ormai cominciato a lavorare con Beverly tre volte a settimana. Forse Beverly aveva la stessa memoria fotografica del fratello Stanley, tant’è che la ragazza cominciò a divorare opere con la stessa rapidità con cui altra gente gustava un pranzo in compagnia di amici. Riusciva ad imparare opere in poche ore. Prima dei diciassette anni, ne conosceva circa cinquanta o sessanta. Come se non bastasse, conosceva tutti i ruoli, non solo i suoi. Una conoscenza vasta che le servirà nel prosieguo della carriera.
La Liebling non voleva che Beverly perdesse la fiducia nelle sue capacità di cantare di fronte ad un pubblico, quindi per evitare ciò le suggerì di andare alle audizioni per i cantanti di coro dei musical di Broadway. Se le fosse stato offerto il lavoro, lei non lo avrebbe accettato; andava solo a fare le audizioni. C’era una certa logica nell’idea della Liebling e Beverly si limitò a seguirne il consiglio. Cominciò ad acquistare la rivista di annunci Show Business e ogni volta che c’era un annuncio di audizione per i cori, lei ci andava. Per Beverly le audizioni per i cori erano le peggiori, l’ansia si percepiva distintamente. Il numero in cui si esibiva alle audizioni era Summertime di Gershwin e le veniva sempre concesso di cantarla per intero. Puntualmente, o le offrivano il lavoro o le dicevano che la sua voce era troppo importante per un coro. In un modo o nell’altro, riusciva sempre a far colpo.
Non lavorando in quel periodo, Beverly studiò più seriamente di quanto già non facesse normalmente con la Liebling. Era già una cantante molto disciplinata. Sin da quando era una ragazzina, Estelle Liebling le dava un atto della partitura di un’opera da imparare durante una lezione e da memorizzare per la volta successiva.
La Liebling vera molto severa e formale con Beverly. Quand’era al pianoforte, non le permetteva mai di leggere la musica da dietro alle sue spalle e quelle poche volte che Beverly era impreparata si inquietava non poco. Il rimprovero preferito della Liebling era “Testo! Testo!Testo!”, che proferiva ogni volta che aveva l’impressione che Beverly si limitasse a cantare delle note e non prestasse attenzione al significato dei versi. Estelle Liebling voleva che Beverly cantasse nello stesso modo in cui Lawrence Olivier recitava, ovvero recitando ciò che cantava in modo tale da provocare una risposta emotiva nel pubblico.
La Liebling cominciò a mandare Beverly a Philadelphia ogni sabato per studiare per un’ora con Giuseppe Bamboschek, il Direttore Artistico della Philadelphia Opera Company, il quale aveva un dono speciale per il repertorio italiano. Lo scopo di tali lezioni era di aiutare Beverly a comprendere meglio il repertorio italiano.
Bamboschek era un ottimo insegnante, ma, come la Liebling, non riuscì a far interessare Beverly alle opere di Puccini. Beverly Sills le ha sempre amate e pensava che Madama Butterfly fosse un capolavoro, ma non ci si è mai vista, neanche per un minuto, a cantarne il ruolo. Per quanto riguarda La Bohème, benché l’avesse vista centinaia di volte, non ha mai pensato di poter cantare ed interpretare Mimì, la fragile protagonista. Quello di Mimì è un ruolo che richiede una voce più scura e densa di quella della Sills e per questo non aveva senso per Beverly prendersi in giro.
Il Maestro Bamboschek credeva che sarebbe stato utile osservare altri cantanti esibirsi, quindi affidò a Beverly il ruolo di sostituta di Florence Quataro in Thaïs di Massenet. Le fu di molto aiuto. è un’opera francese e la Quataro, una cantante bella e di talento, ne interpretava la parte con sottigliezza e realismo. Fu una rivelazione per Beverly, anche a livello funzionale, per comprendere la differenza fra le opere italiane e quelle francesi. Il repertorio del verismo italiano richiede uno stile di recitazione diverso da quello francese – un approccio recitativo più ampio che si abbinasse alle ampie cadenze della musica del compositore italiano. Durante quest’esperienza, Beverly si decise a concentrarsi sul repertorio francese.
Lavorò come sostituta ancora per un paio di settimane prima che Bamboschek desse a Beverly la sua prima grande occasione. Nel febbraio del 1947 fece il suo debutto operistico nel ruolo di Frasquita nella Carmen di Bizet, in una produzione del Philadelphia Opera. Si trattava di un piccolo ruolo, ma significava che ormai non era più solo una studentessa, ma una cantante lirica.