Bologna, Teatro Comunale, Stagione lirica 2011
“DON GIOVANNI”
Dramma Giocoso in due atti su libretto di Lorenzo da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Don Giovanni NMON FORD
Donna Anna ZUZANA MARKOVÁ
Don Ottavio JUAN FRANCISCO GATELL
Commendatore CHRISTIAN FARAVELLI
Donna Elvira CARMELA REMIGIO
Leporello ANDREA CONCETTI
Masetto WILLIAM CORRÒ
Zerlina MANUELA BISCEGLIE
Orchestra e Coro Del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Tamás Pál
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Regia, Scene e Costumi Pier Luigi Pizzi
Luci Vincenzo Raponi
Movimenti coreografici Roberto Pizzuto
Allestimento Sferisterio Opera Festival di Macerata
Bologna, 6 marzo 2011
Il secondo titolo in cartellone per la Stagione d’Opera 2011 al Teatro Comunale di Bologna è Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, che si avvale dell’allestimento Sferisterio Opera Festival di Macerata interamente a firma Pier Luigi Pizzi. La messa in scena è come di consueto sobria, elegante, ma visivamente monotona: è senz’altro gradevole l’effetto dello specchio sulla sinistra che riflette i bellissimi palchi del Comunale, ma le note positive qui si esauriscono. La scena è scarna, delimitata da pareti monocromatiche e sovrastata da una seconda superficie riflettente: la festa a casa di Don Giovanni è rappresentata da un semplice divano e la cena finale dal solo tavolo; compare di tanto in tanto un letto a ricordarci che Don Giovanni è storia, come tiene a sottolineare il regista, “dove è protagonista l’impulso sessuale”. Per quanto riguarda la regia c’è ben poco da dire: il tutto è riassumibile in rincorse, discese e salite da una botola che dalla scena immette direttamente al proscenio, carezze e ammiccamenti più o meno espliciti, pose isteriche per Donna Elvira e da diva del cinema muto per Donna Anna. In definitiva, un disegno registico abbastanza stereotipato in cui impulso e giovinezza diventano spesso sinonimo di esasperazione. Si salva la scena finale, bella e teatralmente d’impatto, in cui Don Giovanni viene trascinato all’inferno da mimi nudi cosparsi di gesso. La firma di comprovato artista è ravvisabile nei soli costumi, ovviamente splendidi così nella fattura come nella scelta dei tessuti, specialmente in quelli di Donna Elvira e Don Giovanni. Funzionali e piacevolmente ovattate le luci di Vincenzo Raponi.
Quanto al cast vocale, primeggia su tutti il rodato Leporello di Andrea Concetti. Nonostante il corpo vocale leggermente impoverito, la voce risulta sempre sonora: sa inoltre fraseggiare in modo opportuno disegnando un servo divertente e scanzonato. Il Don Giovanni di Nmon Ford è contrassegnato da voce fibrosa, pressoché priva di armonici che si fa secca nel canto smorzato e sgraziata sul passaggio superiore: la resa del leggendario seduttore viene giocata esclusivamente sull’avvenente presenza e sulla discreta prova attoriale. Juan Francisco Gatell è un Don Ottavio elegante nel canto, di peso vocale piuttosto limitato, sicuro in zona acuta, ma incolore nella resa del devoto innamorato. Al contrario, il Masetto di William Corrò è dirompente nell’impetuosità del proprio ardore, ma vocalmente non è stato proprio possibile comprendere in quale registro canti. Il Commendatore di Christian Faravelli ha voce abbastanza estesa, ma tremula, col risultato di svilire la grandezza del padre vendicatore. Sul versante femminile, la Donna Anna di Zuzana Markovà è deficitaria sotto tutti i punti di vista (esclusa la bellissima presenza scenica). Oltre alla voce che in natura sarebbe adatta ad una decorosa Zerlina, le sfugge completamente la statura del personaggio: il fraseggio è approssimativo ed è carente nell’accento. Quella di Carmela Remigio come Donna Elvira è invece una prova in crescendo. Il primo atto la vede in difficoltà soprattutto nella gestione del fiato (complici senz’altro la regia prevaricante e la tessitura troppo bassa): si riscatta ampiamente nel secondo, legando meglio i suoni, ammorbidendo l’emissione e offrendo un fraseggio molto ispirato. La Zerlina di Manuela Bisceglie è musicale, dolcissima, ma non svenevole, stilisticamente forse non inappuntabile, ma piuttosto garbata nel porgere la parola cantata. La direzione di Tamás Pál è piatta e incolore nella concertazione: sottotono anche la prova dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, non certo galvanizzata dal pallore della bacchetta. Teatro gremito, successo per tutti con qualche contestazione sparsa.
Foto Rocco Casaluci