Benjamin Britten (1913 – 1976):”Death in Venice” (Morte a Venezia)

Opera in due atti, libretto di Myfanwy Piper dalla novella di Thomas Mann. Orchestra e Coro del Teatro La Fenice di Venezia, Bruno Bartoletti (direzione), Pier Luigi Pizzi (regia, scenografia, costumi), Marlin Miller (Gustav von Aschenbach), Razek François Bitar (Voce di Apollo), Scott Hendricks (Il viaggiatore / Il bellimbusto attempato / Il vecchio gondoliere / Il direttore dell’albergo / Il barbiere dell’albergo / Il capo dei suonatori ambulanti / La voce di Dioniso), Alessandro Riga (Tadzio), Danilo Palmieri (Jaschiu), Sabrina Vianello (La venditrice di fragole / La giornalaia), Liesbeth Devos (La merlettaia / Una suonatrice ambulante), Julie Mellor (La mendicante), Marco Voleri (Il facchino dell’albergo / Il vetraio), Shi Yijie (Un gondoliere / Un suonatore ambulante), William Corrò (Il cameriere della nave / Il cameriere dell’albergo / La guida turistica), Luca Dall’Amico (Il barcaiolo del Lido / Un cameriere di ristorante / Un gondoliere / Un prete / L’impiegato inglese dell’agenzia di viaggio), Gheorghe Iancu (coreografia), Alfonso Caiani (direzione di coro), Vincenzo Raponi (luci). Registrazione:  Teatro La Fenice, Venezia, giugno 2008. 155′  1 DVD Dynamic 33608

Death in Venice di Benjamin Britten è il capolavoro ultimo del compositore britannico, tratto dalla celebre novella di Thomas Mann su libretto di Myfanwy Piper. Un “canto del cigno” nella vita come nell’opera: come a Britten, ormai vicino alla morte, non riuscì di seguirne l’esecuzione in studio così Gustav von Aschenbac trova l’amore nella cornice marcescente di Venezia fino a morirne. L’opera venne presentata per la prima volta nel 1973 in occasione del festival di Aldeburgh per poi, poco dopo, avere la prima rappresentazione italiana al Teatro La Fenice di Venezia. Scelta felicissima quella del Teatro veneziano di riprendere l’opera nel 2008, affidando l’intera produzione al fortunato allestimento di Pier Luigi Pizzi messo in scena a Genova per la prima volta nel 2000.
In sintesi, quella di Pizzi è una regia di taglio sostanzialmente narrativo basata su scene raffinatissime e accurate allo scopo di creare una Venezia che si muove per rappresentazioni effettive e immaginarie: pur trattandosi chiaramente della città lagunare, troviamo la basilica di San Marco circondata dai cipressi riallacciandosi così alla scena iniziale, al cimitero-libreria anch’esso attorniato da cipressi, che vede lo scrittore risoluto alla partenza per il Sud. Non prescinde da certi stilemi tanto cari al Maestro milanese, come la raffigurazione effettiva della scena orgiastica in onore di Dioniso, rappresentata da mimi nudi cosparsi di gesso in modo molto simile alla scena finale del recente Don Giovanni dello Sferisterio di Macertata. Di ottimo taglio e fattura i costumi, ispirati alla stilizzazione e linearismo degli anni ’40. Non si comprende tuttavia il motivo di costringere Tadzio nello stereotipata iconografia del “marinaretto”: la volontà di dimenticare Visconti non sembrerebbe poi così marcata… Due fondamentalmente i protagonisti: un tenore per von Aschenbac e un baritono nei panni delle varie emanazioni che avvicinano il poeta alla morte. Qui sono fortunatamente presenti due bravi cantanti e attori: Marlin Miller è von Aschenbac raffinato, tanto nel canto quanto nella recitazione. Tutto è calibrato, sfumato e mai eccessivo. Scott Hendricks ha bella voce, brunita, connota molto bene le varie personificazioni, pur eccedendo talvolta in qualche effetto caricaturale. Apprezzabile Razek-François Bitar nel canto dell’imperscrutabile Voce di Apollo. Il danzatore Alessandro Riga s’impone in forza della propria eleganza nel tratteggiare la sfuggente bellezza di Tadzio. Buono il resto dei comprimari. Bruno Bartoletti dirige in modo eccellente attraverso una lettura lucidissima, di grande carica teatrale, mai debordante e drammaturgicamente pertinente. Per finire, ottime le riprese audio e video supportate da una buona regia video.