Teatro dell’Opera di Roma:”Il Lago dei cigni”

Roma, Teatro dell’Opera, Stagione d’Opera e Balletto 2010-2011
“IL LAGO DEI CIGNI”

Balletto in quattro atti
Musica di Petr Il’c Caikovskij
Coreografia di Galina Samsova
da Marius Petipa e Lev Ivanov
Odette-Odile IRINA DVOROVENKO
Principe JOSE’ MANUEL CARRENO
Rothbart DAMIANO MONGELLI
Solisti, corpo di ballo e orchestra del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Andrey Anikhanov
Scene e costumi Aldo Buti
Luci Mario De Amicis
Allestimento del Teatro dell’Opera di Roma
Roma, 10 febbraio 2011
Incanta il pubblico con la sua grazia e bravura nel ruolo di Odette/Odile Irina Dvorovenko, che con Josè Manuel Carreño, interprete del principe Sigfried, sono i primi ballerini dell’American Ballet Theatre. La protagonista, sinuosa, dal passo elegante e pulito nonché tecnicamente notevole, riesce a catturare l’attenzione dello spettatore anche a scapito del partner che non si sa imporre nella comunicazione con la platea. Carreño è, però, negli assolo energico, preciso nel tenere le posizioni, abile nell’eseguire balzi molto alti.
La favola della principessa Odette svolge il tema, consueto ma sempre accattivante, dell’amore ostacolato tra luci ed ombre. C’è il mago cattivo, c’è il principe, c’è la festa a corte, c’è la tragedia finale del doppio suicidio, ma c’è anche l’apoteosi del ricongiungimento dei due amanti dopo la morte. Tutti gli ingredienti della favola tradizionale che giustificano la predilezione del pubblico e spiegano perché questo balletto sia stato il più rappresentato all’Opera di Roma.
Sottolineati dal pubblico con i frequenti applausi i momenti culminanti della coregrafia che è quella proposta da Galina Samsova nel 1996 per lo Scottish Ballet e che ha riadattato l’originale di Marius Petipa e Lev Ivanov con cui a partire dal 1937 è stata eseguita al Teatro dell’Opera di Roma: i passi a due, gli assolo dei protagonisti e dei primi ballerini, le danze caratteristiche, ma specialmente i trenta fouettes perfettamente eseguiti dalla Dvorovenko.
Nel ruolo del perfido Rothbart, Damiano Mongelli riesce a dominare la scena e a riempire il palcoscenico con la forza e l’agilità dei suoi passi. Si distingue tra i primi ballerini Alessia Gay nel ruolo di una della principesse. Nelle due esibizioni esegue diagonali e piroette con elegante precisione tecnica cui aggiunge un’espressione spumeggiante fortemente comunicativa. Niente di imperdibile invece nelle prestazioni degli altri ballerini dell’Opera di Roma, nemmeno nell’attesissima performance dei quattro cignetti in cui si perde la perfetta sincronia del movimento delle teste.
Impeccabile ed intensa la direzione d’orchestra di Andrey Anikhanov , capace di sottolineare e valorizzare i momenti più significativi di un’opera che deve la sua popolarità anche alla piacevolezza delle musiche scritte da Čajkovskij.
La scenografia proposta dal 2003 da Aldo Buti, tradizionalmente barocca e ricca, è però nell’allestimento della scena del primo salone addirittura ridondante, eccessiva. Broccati azzurro e oro dappertutto, tanto che i costumi di alcune dame e della regina madre si confondono con la tappezzeria e annullano la coralità ricercata. La rottura  cromatica si crea con alcuni abiti turchesi e i due giallino pallido delle dame di corte. Sobria, invece, e usualmente crepuscolare la scenografia dell’esterno, con gli alberi spogli e scarni in forte primo piano che anticipano la tragedia che si consumerà e la roccia alberata sullo sfondo che da aspra ed arida di altri allestimenti, si fa carica di fronde e di vita. Ancora vita e morte; luce e tenebra. “Il lago dei cigni” è in replica fino al 20 febbraio prossimo. Foto Falsini – Opera di Roma