Modena, Teatro Comunale:”Cavalleria rusticana” e “Pagliacci”

Modena, Teatro Comunale “Luciano Pavarotti”, Stagione lirica 2010-2011
“CAVALLERIA RUSTICANA”
Melodramma in un atto.
Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci
dall’omonima novella di Giovanni Verga
Musica di Pietro Mascagni
Santuzza RAFFAELLA ANGELETTI
Turiddu MICKAEL SPADACCINI
Lucia KAMELIA KADER
Alfio ANOOSHAH GOLESORKHI
Lola OZGE KALELIOGLU
PAGLIACCI”
Dramma in un prologo e due atti
Libretto e musica di Ruggero Leoncavallo
Nedda RAFFAELLA SPADACCINI
Canio MICKAEL SPADACCINI
Tono ANOOSHAH GOLESORKHI
Silvio ALESSANDRO LUONGO
Beppe GIULIO PELLIGRA
Due contadini ANTONIO DELLA SANTA, NICOLA VOCATURO
con la partecipazione di ELENA CROCE
ORT Orchestra della Toscana
Coro della Toscana
Coro di voci bianche della Fondazione Teatro Goldoni di Livorno
Direttore Jonathan Webb
Regia Alessio Pizzech
Note a margine Maurizio Costanzo
Scene Michele Ricciarini
Costumi Cristina Aceti
Maestro del coro Marco Bargagna
Maestro del Coro di voci bianche Marisol Carballo
Coproduzione con i Teatri di Livorno e Pisa
Modena, 12 febbraio 2011

Il dittico verista per eccellenza, Cavalleria rusticana e Pagliacci, dopo le rappresentazioni di Livorno, è approdato a Modena con una foltissima presenza di pubblico in sala e un buon successo complessivo. Alessio Pizzech e Michele Ricciarini curano rispettivamente regia e scene di entrambe le opere: la caratteristica più vistosa è la presenza in entrambe di un’attrice, sorta di raffigurazione del Destino, sempre presente alle scene finali e alla quale spetta anche di pronunciare la celebre frase conclusiva dell’opera Mascagnana (a mezza voce, quasi sussurrata… bravissima: crea un effetto straniante di grande impatto). Cavalleria rusticana è ambientata in uno scenario di desolazione: un esterno diroccato, con varie macerie, una serie di sedie accatastate sulla destra. La festività pasquale diventa occasione di festa nuziale collettiva, con tanto di coristi vestiti a nozze. Per quanto riguardo Pagliacci, l’ingresso della compagnia è pensato in platea, dall’ingresso principale (davvero bravi gli interpreti a sottolineare con un incedere stanco e fiacco l’aspetto grandguignolesco del dramma): mediante un praticabile a lato della buca dell’orchestra, si accede alla scena pressoché vuota, con due panche a destra. La rappresentazione della commedia diviene poi una sorta di teatro nel teatro: gli interpreti diventano burattini mediante fili calati dall’alto. I costumi di Cristina Aceti dipingono un’inspiegabile Santuzza in deshabillé, spose piuttosto vistose durante Cavalleria ed una invece gioiosa popolanità anni ’50 nei Pagliacci .In conclusione: spettacolo sostanzialmente tradizionale sì, ma all’insegna di un simbolismo piuttosto marcato con occasionali cadute di gusto (le videoproiezioni non avevano proprio ragion d’essere: o se proprio se ne avvertiva la necessità, le immagini potevano essere meno sfocate e meglio ponderate).
Per entrambe le opere il cast vocale è il medesimo. Mickael Spadaccini ci ha favorevolmente colpito rispetto al pallido Ismaele del 2008, in occasione del Nabucco rappresentato al Festival Verdi, mostrando una voce  più timbrata e sonora. Restano comunque difficoltà in zona acuta, soprattutto nella raffigurazione di Canio, dove il tenore ha esibito spesso suoni brutti e forzati. Raffaella Angeletti è soprano lirico dalla voce corposa afflitta da un vibrato piuttosto fastidioso nell’ottava superiore. E’ però interprete misurata, sempre pertinente nell’accento: ne derivano quindi una Santuzza giustamente dolente ed una Nedda ora volitiva ora risoluta. Anooshah Golesorkhi interpreta Alfio e Tonio con buona vocalità, ma di gusto decisamente plateale. Quanto alle parti minori: la Lucia di Kamelia Kader è scenicamente poco credibile e vocalmente ancora meno, data la natura decisamente poco contraltile della voce. Ozge Kalelioglu è perfetta in scena, ma poco incisiva come interprete. Corretto il Silvio di Alessandro Luongo. Giulio Pelligra possiede un mezzo piuttosto limitato ma canta con giusta eleganza la celebre serenata. Jonathan Webb dirige con gesto sicuro e preciso, anche se a volte appare poco propenso alla valorizzazione del particolare. Nel complesso davvero buone le prove di Coro e Orchestra della Toscana.

In chiusura pubblichiamo il comunicato che la Fondazione del Teatro Comunale di Modena ha diffuso prima della rappresentazione e che ci ha pregato di rendere noto:
La Fondazione Teatro Comunale di Modena intende informare il pubblico della difficile condizione in cui si è costretti a operare a causa della rilevante riduzione di risorse dovuta ai tagli alla cultura decisi dal Governo con il decurtamento del Fondo Unico per lo Spettacolo, e ai tagli agli enti locali che si ripercuoteranno inevitabilmente anche sull’attività del teatro.
Il teatro è luogo di confronto, discussione e di riflessione  sulla propria storia e sulla propria cultura. Riteniamo che la cultura sia fattore identitario e di coesione sociale irrinunciabile per una collettività, oltre che strumento di inclusione e integrazione.
Riteniamo altresì che in tempi di crisi sia necessario investire, in particolar modo in Italia, sulla cultura. Il teatro rappresenta inoltre un importante strumento per incidere positivamente sull’economia locale, grazie anche all’indotto e ai positivi riflessi sul commercio.
Così come siamo convinti che bene culturale da difendere non sia solo il patrimonio architettonico italiano ma anche le maestranze, i tecnici, i musicisti, gli artisti e gli operatori che lavorano nello spettacolo dal vivo, che hanno rappresentato e rappresentano ai massimi livelli la storia della cultura e l’identità italiana in tutto il mondo.


Foto Rolando Paolo Guerzoni – Teatro Comunale di Modena