Abbiamo incontrato il celebre Maestro inglese, il dicembre, in occasione del Concerto di Capodanno al Teatro La Fenice di Venezia. Daniel Harding è uno dei più giovani e famosi direttori d’orchestra del mondo, ma ha l’aspetto del ragazzo della porta accanto, quello che ti mette subito a tuo agio con un semplice “Hi, how are you?”. Pur dedicando la vita alla musica, non l’ha immolata per essa, anzi l’ha arricchita in maniera straordinaria. Ci chiede qualche minuto per cambiarsi d’abito. Anche se il frac gli cade a pennello, preferisce accoglierci in t-shirt e pantaloni sportivi. L’eleganza nel dirigere è la stessa che riserva al parlare: attacca parole, intonazioni, sguardi e gesti come fossero gli strumenti di un’orchestra. Rimane in piedi con le braccia incrociate vicino ad una mensola dove disordinatamente giacciono due cellulari, buste di lettere, fogli, un paio di occhiali, qualche penna. A terra le scarpe da concerto, lucide, ma buttate lì come se le avesse tolte di corsa. Poi…con il sorriso ci dedica il suo tempo, 30 minuti di una vita trascorsa a viaggiare da un podio ad un altro.
Maestro, in quale Paese vorrebbe rinascere?
Sono sicuro che non sarebbe l’Inghilterra. Più interessante di “dove” sarebbe “quando”? Da ragazzo avevo un sogno, volevo essere nella Vienna degli inizi del ‘900. Sono sicuro che è stato un tempo grandioso anche se non così divertente. Oppure non mi dispiacerebbe rinascere nell’antica Grecia per ascoltare Socrate. E’ una domanda meravigliosa…comunque ci penso spesso e facendo il direttore d’orchestra non cambierei la mia vita con quella di nessun altro al mondo: se dovessi rinascere ancora una volta vorrei fare esattamente le stesse cose.
In quale Paese vorrebbe rivivere?
Questa è molto difficile, perché con il mio lavoro non so bene dov’è la mia casa. Me lo chiedo costantemente “dove vorrei vivere?”, ma ancora non sono in grado di rispondere. Forse in Australia.
Se dovesse diventare sordo, cosa farebbe?
Mi siederei e cercherei di ricordarmi tutto quello che ho ascoltato. Sarebbe terrificante. Per un musicista l’unica cosa accettabile è perdere la vista, ma nel contempo viviamo in un mondo così tanto basato sugli occhi e non sulle orecchie, e questo è molto triste. Bisognerebbe ricordarsi di più quanto è bello ascoltare.
Quale è il maggior tabù per un direttore d’orchestra?
Non lo so. Probabilmente li ho infranti tutti! (…scoppia in una fragorosa risata). Un direttore non dovrebbe mai far sapere all’orchestra che è infastidito, e quello sicuramente l’ho infranto.
Preferisce la bicicletta o l’auto?
Sono pessimo a rispondere a queste domande. Con sincerità rispondo che preferisco la macchina, però ogni tanto sogno di essere quel tipo di persona che preferisce la bicicletta.
Il mare o la montagna?
Un posto dove potrei vivere è Monaco perché ha il lago e la montagna: questo sarebbe perfetto. Non vedo come uno possa avere solo uno o l’altro. Io amo sciare, andare in montagna, ma non sono un tipo da montagna.
Le email o le lettere?
Non faccio sentimentalismi sull’invio delle lettere. Credo sia bellissimo: ci sono persone che scrivono migliaia di lettere. Ogni tanto mi succede ed è una cosa meravigliosa, da farne tesoro. Però il mondo delle email per me non costituisce un problema: le uso per lavoro, per motivi sentimentali o personali. Non è importante il mezzo, ma quello che ci si scrive. Quali amici ha oltre quelli legati al mondo della musica?
Ovviamente trascorro la maggior parte del tempo con musicisti. Per questo è bellissimo frequentare anche amici che fanno altre cose, ne sono affascinato. Ho molti amici che fanno i fantini o gli scienziati.
Cosa vorrebbe sapere delle sue origini che ancora ignora?
Penso che la mia famiglia non sia così interessante. Cose semplici: per esempio avrei voluto incontrare il padre di mia madre che non ho mai conosciuto perché è morto nel 1959. Doveva essere un uomo interessante. La madre di mia madre era una nonna fantastica, molto intelligente. Quando eravamo piccoli cercava di raccontarci di tutto, ma noi ci annoiavamo. Adesso me ne pento, credo che sarebbe interessante ascoltarla.
(Improvvisamente spalanca la porta un piccolo bambino con le fattezze di un puttino e si getta tra le braccia del Maestro. Lui lo accarezza e dolcemente gli dice di aspettarlo fuori.)
Nel suo mondo fatto di bellezza, armonia, nitore, ama qualche “suono sgarbato”?
La perfezione non so neanche cosa sia ed è strana per un musicista. La grande musica comprende molti elementi, molti suoni. Per me non è una questione di fare tutto sempre bene. La vera bellezza non è solo superficiale, ma contiene anche della “quasi-bellezza”, che è parte del momento e quindi della bellezza stessa.
Che speranze ci sono per i giovani non assolutamente ricchi, belli o protetti?
Nel mondo ci sono uomini con problemi che non possiamo neanche immaginare. Ma rimanendo nell’ambito della nostra società, c’è un grande spettro di persone più avvantaggiate, altre meno. La chiave di tutto credo che sia trovare che cosa ti piace e che cosa sei bravo a fare. Il problema per molti non è che non hanno una dote o una passione, ma che non hanno avuto l’opportunità di scoprire cosa sia veramente. Così la mia fortuna non è di essere stato bravo a fare quello che faccio, ma è di aver individuato molto presto cosa mi faceva sentire vivo. Lo auguro a tutti.
Le sue parole per il brindisi al nuovo anno…
Mi devi far pensare… auguri per il nuovo anno! auguro il meglio a tutti e penso di unirmi al coro di quelle migliaia di voci che sognano che il 2011 sia un anno migliore di quello passato. L’Italia è la nazione della cultura, la più bella cultura del passato e del presente. E spero che nell’anno nuovo tutti si rendano conto di quanto speciale sia questa eredità e quanto debba essere protetta, accudita. E il futuro sarà bellissimo.
Si ringrazia Cosimo Miorelli per le traduzioni linguistiche.
Chi è Daniel Harding
Nato ad Oxford, ha iniziato la carriera come assistente di Sir Simon Rattle alla City of Birmingham Symphony Orchestra, con la quale ha debuttato nel 1994. È stato poi assistente di Claudio Abbado presso i Berliner Philharmoniker con i quali ha debuttato nel 1996. È direttore ospite principale della London Symphony Orchestra, direttore musicale della Sveriges Radios Symfoniorkester e direttore principale della Mahler Chamber Orchestra.
Come direttore ospite collabora regolarmente con orchestre quali Dresden Staatskapelle, Wiener Philharmoniker (che ha entrambe diretto al Festival di Salisburgo), Berliner Philharmoniker, Koninklijk Concertgebouworkest, Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, Gewandhausorchester di Lipsia, Orchestra Filarmonica della Scala. Negli Stati Uniti e in Canada ha diretto la Philadelphia Orchestra, la Los Angeles Philharmonic e le orchestre sinfoniche di Chicago, Atlanta, Baltimora, Houston e Toronto.
Nel 2005 ha inaugurato la stagione della Scala di Milano con Idomeneo, seguito nel 2007 da Salome e nel 2008 dal Castello del duca Barbablu di Bartók e Il prigioniero di Dallapiccola. Ha inoltre diretto The Turn of the Screw e Wozzeck al Covent Garden e al Theater an der Wien e Don Giovanni e Le nozze di Figaro al Festival di Salisburgo con i Wiener Philharmoniker. Collabora regolarmente con il Festival di Aix-en-Provence dove ha diretto nuovi allestimenti di Così fan tutte, Don Giovanni, The Turn of the Screw, La traviata, Evgenij Onegin e Le nozze di Figaro.