Verona, Teatro Filarmonico, stagione lirica e Balletto 2010 / 2011
“LA VEDOVA ALLEGRA” (Die lustige witwe)
Operetta in tre atti di Viktor Léon e Leo Stein
Musica di Franz Lehar
edizione in lingua italiana
Hanna Glawari SILVIA DALLA BENETTA
Conte Danilo Danilowitsch GEZIM MYSHKETA
Barone Mirko Zeta BRUNO PRATICO’
Valencienne DAVINIA RODRIGUEZ
Camille De Rossillon RICARDO BERNAL
Visconte Cascada DARIO GIORGELE’
Raoul de St.Brioche SAVERIO BAMBI
Bogdanowitsch ALESSIO COLAUTTI
Sylviane MARZIA POSTOGNA
Kromow STEFANO CONSOLINI
Olga ILARIA ZANETTI
Pritschitsch GIULIANO PELIZON
Praskowia SARA ALZETTA
Njegus GENNARO CANNAVACCIULO
Orchestra, Coro, Corpo e Tecnici dell’Arena di Verona
Direttore Julian Kovatchev
Maestro del Coro Giovanni Andreoli
Regia Federico Tiezzi
Scene Edoardo Sanchi
Costumi Giovanna Buzzi
Coreografia Giovanni Di Cicco
ripresa da Maria Grazia Garofoli
Luci Gianni Pollini
Coproduzione con il Teatro Verdi di Trieste, il Carlo Felice di Genova
e il San Carlo di Napoli
Verona, 18 dicembre 2010
Dopo l’avvio ballettistico con la Cenerentola di Prokofiev, la stagione invernale della Fondazione Arena di Verona, entra nel vivo con la proposta di un titolo di sicuro richiamo, La Vedova Allegra di Franz Lehar, proposta in una edizione firmata da Federico Tiezzi. Il regista toscano, parlando di questa produzione, afferma:”… Il luogo dove si svolge la festa (leggi atto primo) è il salone di un palazzo che assomiglia molto alla hall di una banca. Ho spostato tutta l’ambientazione nel 1929, anno della crisi finanziaria mondiale. Ci sono i grafici di borsa che in tutto il primo atto fanno capire che c’è un andamento disastroso, nello Stato del Pontevedro….Hanna è la soluzione di tutti i mali finanziari…addirittura entra in scena dentro una cassaforte…Tutta la scenografia è ispirata all’architettura di Alfred Loos e all’Art Decò viennese”.
Idea indubbiamente originale e interessante. Il problema se mai, è capire quanto di questo progetto sia stato effettivamente realizzato. L’impianto scenico creato da Edoardo Sanchi, rispetto ai bozzetti originali, mostra delle differenze abbastanza sostanziali, da quanto si è realmente visto qui a Verona. La grigia e tetra hall della banca incombe onnipresente per tutta l’opera (non così nel progetto), andando a pesare sulle atmosfere sceniche degli atti successivi, nei quali troviamo ben poche varianti e, quelle poche, anche piuttosto bruttine: delle proiezioni di rose e una sorta di tenda-sipario in plastica con decorazioni liberty (che però sembra “una tenda doccia”), nell’atto secondo, alla grande scritta luminosa del locale Chez Maxim e una decisamente brutta scala piazzata sul fondo (non si poteva racchiuderla da quinte?) nell’atto terzo
Gradevoli, con il grigio come colore predominante, i costumi di Giovanna Buzzi che risultano però impietosi nell’evidenziare le rotondità un po’ abbondanti delle signore. Se lo stile degli abiti degli abiti è quello degli anni ’20, perchè nell’ultimo atto Hanna ne indossa uno chiaramente antecedente?
Tornando alla regia, va detto che la lettura di Tiezzi ha il pregio di essere snella, senza inutili eccessi comici che spesso infarciscono le parti recitate. Buono, nel complesso, il lavoro sugli interpreti. La direzione musicale di Julian Kovatchev è precisa, chiara, elegante, anche se, purtroppo, non sempre controllata nelle sonorità tendenzialmente “sopra le righe”, dell’orchestra areniana. Un aspetto questo che ha certamente pesato sulla resa vocale del cast che, in generale, si presenta anch’esso elegante ma, nel contempo con evidenti lacune tecniche. Gezim Myshketa ( con una voce che tende sistematicemente a “sbiancarsi”) e così Ricardo Bernal ( dal centro fragile, ma svettante in acuto) Bruno Praticò, Davinia Rodriguez, ma potremmo anche allungare l’elenco, presentano squilibri nelle emissioni spesso opache, prive di smalto e di rotondità. Un discorso a parte merita Silvia Dalla Benetta che ha dominato completamente la vocalità di Hanna, cogliendo un convinto successo nella celebre “romanza della Vilja”, caratterizzata da un canto di spiccata passionalità, ma anche levigatissimo, con acuti squillantissimi, nel contempo sfumato nell’emissione a fior di labbro. Se la cantante è risultata convincente, lo è meno l’interprete che offre della Glawari un ritratto piuttosto anonimo. Brillante, senza eccessi, il Njegus interpretato dall’attore napoletano Gennaro Cannavacciulo. Buone le prestazione del Coro, del corpo di ballo e dell’Orchestra areniane. Teatro gremito, anche se non esaurito. Successo caloroso per tutti gli interpreti. La rappresentazione è stata preceduta dalla lettura dell’articolo 9 della Costituzione Italiana, seguito dall’esecuzione dell’Inno di Mameli. “La Vedova allegra” replica fino a domenica 2 gennaio 2011
Foto Ennevi