Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali, Danza & Dintorni, 2010 / 2011
“COPPELIA”
Balletto pantomimico in due atti e tre scene da un racconto di E.T.A.Hoffmann
Musica di Leo Delibes
Coreografia di Elena Radchenko
da Arthur Saint-Léon
Interpretato dal Russian National Ballet
diretto da Sergei Radchenko
Trieste, 21 dicembre 2010
E’ piuttosto strano dover scrivere di uno spettacolo senza sapere il nome degli interpreti e dei solisti ma…tant’é! Evidentemente un certo tipo di secretazione di dati non ha ancora abbattuto la cortina dei paesi ex comunisti!
Questa cortina perdura anche in scena: ci sono danzatori giovanissimi (anche troppo!) che sono piena espressione del manierismo eroico russo nel modo di muoversi e di usare la pantomima; ci sono scene dipinte vecchio stile (assai gradevoli, invero!) che ad una chiusura di finta porta scenica, sventolano per 3 minuti facendo pensare ad una scossa tellurica; c’é un uso della partitura piuttosto bizzarro, poco filologico (la Czardas nel secondo atto?!?) e con inserti di brani dello stesso autore (Leo Delibes) ma provenienti da altri suoi titoli, come usava nell’ottocento; ci sono parrucche e costumi che neanche nel carnevale più rionale farebbero effetto…insomma, molto datato.
In questa atmosfera museale e non proprio esaltante, spicca una rilettura del secondo atto inusuale e piacevole: Swanilda offesa dall’infatuazione del suo Franz per Coppelia (in verità un’automa creata da Coppelius) entra nel laboratorio del mago giocattolaio e, scoperta, combutta con lui per beffarsi di Franz. Rispetto alla consuetudine di vedere Coppelius come uno stregone che droga Franz per rubargli l’anima cercando poi di trasferirla in Coppelia, in questa versione il clima da commedia, da vaudeville, resta coerente e piacevole. Ovviamente, trionfo dell’amore e lieto fine con festeggiamenti per le nozze nel secondo atto.
E se nel primo atto la compagine se la cava dignitosamente, nonostante la pantomina tanto caricata, nel secondo arrivano le dolenti note. Il Russian National Ballet si pregia di radunare i migliori elementi classici: dov’erano finiti l’altra sera? All’unica replica del 21 dicembre vista nella Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti, il livello tecnico del secondo atto (o del terzo in verità) era piuttosto discutibile. A ciò si aggiunge una disomogeneità fisica degna della peggiore scuola privata di danza; soliste fornite di cosce interminabile evidenziate da tutù di una bruttezza unica; spilungoni biondi accoppiati a nanette more; colli del piede (Alessandra Celentano docet) dimenticati nella scuola di origine o in qualche tournée; tecnica molto, molto approssimativa, soprattutto nel comparto femminile. La danza é anche estetica e per perdersi nella leggerezza di plot quasi inesistenti, c’é bisogno di essere ammaliati, di godere della bellezza, dell’armonia.
Insomma, a Coppelia appartengono i tutù Degas, quelli lunghi fino al ginocchio: perché averli aboliti?
Sarebbe stato un grande guadagno per la resa dello spettacolo! In tutto ciò la Swanilda che abbiamo visto era graziosa nel primo atto e da dimenticare nel secondo; Franz era decoroso sempre anche se più adatto a ruoli eroico/drammatici che da commedia. Spiace non poter rendere giustizia, e condanna, ai nomi dei danzatori ma tant’é!
Coppelius era, come spesso nella tradizione russa (vedi Gamache in Don Chisciotte), una checca isterica orba e affetta da diverse patologie neuromotorie, che poco aveva di magico e di misterioso; una lunga, moderna e bella solista ha impreziosito la variazione della Preghiera nel secondo atto. Coreografia dimenticabile ad opera di Elena Radchenko, probabilmente parente del Direttore della compagnia Sergej Radcenko.