Melodramma in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Karita Mattila (Tosca), Marcelo Alvarez (Scarpia), George Gagnidze (baritono), Paul Plishka (Sagrestano), David Pittsinger (Angelotti), Joel Sorensen (Spoletta), James Courtney (Sciarrone), Jonathan Makepace (Un pastorello) Orchestra e Coro del Metropolitan di New York, Joseph Colaneri (direzione), Luc Bondy (regia). Registrazione:ottobre 2009 1 DVD Virgin Classics 6419739
L’allestimento di Tosca che vede la regia di Luc Bondy e le scene di Richard Peduzzi ha provocato accesi dissensi al suo apparire: ne conveniamo, visionata la recente pubblicazione in DVD per Virgin Classics. In apertura troviamo il simulacro di una chiesa (addio Sant’Andrea della Valle…) in cui con ogni probabilità è stato tutto asportato causa ammodernamenti o in attesa di decori e arredi, considerata la scena di soli mattoni a vista; nell’attesa, prevedibilmente, viene commissionata al pittor Cavaradossi il ritratto di una Maddalena (ben discinta, a segnare da subito l’impianto registico) per ovviare allo squallore momentaneo dell’ambiente. Al povero Angelotti, non saturo di peregrinazioni, viene fatto anche di calarsi da una finestrella tramite una fune: di spazio sgombro ce n’è ed è bene sfruttarlo. Sembrerebbe anche mancare l’effigie della Madonna che invece fa la sua comparsa al Te Deum: Scarpia, evidentemente un po’ troppo dimentico d’Iddio, tenta di baciarla sulle labbra. Conseguentemente uno Scarpia di matrice satiresca, intento all’inizio del second’atto a palpeggiare lascivie masseuse e profondersi in improbabili pantomime: è però anche fine stratega, considerata la premura nel fornire le vaste pareti di enormi mappe di Roma e d’Italia. All’atto terzo tutto come da copione nonostante Tosca, in procinto di gettarsi dall’alto, diventi un po’ troppo sprezzante nell’intimare ai suoi inseguitori di farsi avanti. Poche idee, poca cura in merito al gesto, personaggi e drammaturgia con una tendenza piuttosto diffusa al cheaper and cheaper. Karita Mattila è interprete eccessivamente sospirosa, colta in uno stato vocale ormai non più florido, contraddistinto da centri vieppiù tremuli e acuti assottigliati. Marcelo Álvarez canta al solito con splendida voce: peccato per l’inclinazione alla lagrima nemmeno troppo malcelata. George Gagnidze gode di discreti mezzi vocali, costantemente mal impiegati in zona acuta a favore dell’effetto bieco. Joseph Colaneri caldeggia il lato lirico della partitura, ora indugiando in eccessiva lassezza ma senza particolari cedimenti. Visione consigliata in serate sonnacchiose, in mancanza di vere alternative al trash.