Trieste, Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali
“OKLAHOMA!”
libretto e liriche di Oscar Hammerstein II
musiche di Richard Rodgers
Interpreti: Marti Webb, Mark Evans, Gemma Sutton, Stephen Whitson, Leon Kay, Joseph Pitcher,Sebastian Rose, Ben Dixon, Daniel Mackinlay, Chris Gardner, Adam Philpott, Lewis Butler, Ste Clough, Ben Palmer, Pete Gallagher, Michelle Crook, Vas Costanti, Beth Angharad, Katie Mchardy, Alexandra Gottschall, Michelle White, Alexandra Grierson, Sthephanie Bron, Chris Howell.
direttore musicale e tastiere : Gareth Williams
direttore musicale assistente/tastiere 2 : Robert Cousins
tastiere 3 : Mike Horth, fiati : Jennie Chilton;
tromba : Andrew Dallimore; basso : Mat Heighway;
batteria : Dave Currie.
Regia: Julian Woolford
Costumi:Elizabeth Dennis
Coreografie originali di Agnes De Mille
Trieste, 24 novembre 2010
Di “Oklahoma”, il famoso musical nato a Broadway nel 1943, potrei dire che è come alcune medicine: sono cattive ma fanno bene...Ecco i perchè. Cattiva perchè è uno spettacolo lungo, lento, molto datato sia nell’allestimento scenografico che nell’impianto e nel disegno delle luci, immutati, a parte qualche lieve ritocco, dall’epoca della sua creazione. Ha retto benissimo per molti anni, quasi mezzo secolo, ma ora mostra una lentezza quasi inacettabile per il ritmo frenetico nel quale viviamo oggigiorno.
Cattiva perché il teatro musicale anglosassone, da sempre modello di riferimento per qualità tecnica, livello delle attrezzature ed esperienza, ha dato pessima dimostrazione di sé in questa occasione. “Oklahoma” alla prima del 24 Novembre al Politeama Rossetti – Sala Assicurazioni Generali – di Trieste, ha mostrato una serie di lacune tecniche piuttosto deplorevoli: sipari che non salivano o non scendevano o facevano entrambe le cose ma non quando dovevano; microfoni che restavano chiusi mentre l’interprete cantava o parlava e la sala percepiva ildislivello tra le voci naturali e quelle amplificate ; collasso dell’impianto audio breve ma percepibile tempo; tulle che erano visibilmente non allineati al palco…insomma musical italiano batte musical anglosassone 1 a 0….incredibile! Il nostro perenne senso di inferiorità può risollevarsi.
Fanno bene perché la qualità del cast è superlativa: voci generose e interessantissime; artisti emozionanti, veramente completi, capaci di recitare, cantare e danzare a livelli di eccellenza; la capacità, pressoché unicae inimmaginabile nelle nostre produzioni locali, di essere presenti anche nelle controscene ( i momenti in cui l’attenzione dovrebbe essere solo sui protagonisti) con una professionalità e una concentrazione nell’esposizione del personaggio che è rarissima. Occorrerebbe citare tutti i protagonisti e si rischierebbe di fare un torto ai comprimari e al resto del cast: mi limiterò allora a citare due artisti: il Curly di Mark Evans, dalla voce potente e dall’insospettabile qualità danzante e il Will Parker di Joseph Pitcher che, nel terzo numero musicale, risveglia l’attenzione dello spettatore insonnolito dalla calura e dalla luce di una mattina in Oklahoma, grazie a brio vocale, sorriso accattivante e danza brillante!
Fanno bene perché è un musical che, come pochi altri, richiede veramente la completezza artistica degli scritturati: il lungo quadro danzato, riproposto nella coreografia originale di Agnes De Mille, che chiude il Primo atto, nonché quello che apre il secondo, richiedono danzatori di rango; le bellissime romanze, le arie corali e i concertati (bellissime le armonie della canzone simbolo “Oklahoma”) esigono cantanti di prestigio, come spesso nei musical di Richard Rogers capita; i lunghi dialoghi (che necessiterebbero di qualche taglio) scritti, come il le liriche, da Oscar Hammerstein II, necessitano di buoni attori (fantastico l’Ali Hakim di Vas Costanti). In questo senso abbiamo preso una medicina fantastica: non una critica o un appunto può essere mosso a questa incredibile troupe inglese che debutta a Trieste direttamente dopo aver chiuso il tour irlandese.
Cos’altro aggiungere? Che Trieste, piccola ma attenta provincia del musical italiano (rendiamo onore e merito alla Direzione del Teatro per aver investito nel settore in epoche non sospette), ha risposto svogliatamente al richiamo di “Oklahoma”, con un teatro alla prima mezzo vuoto. Colpa di una stagione, per certi versi, ancora in partenza? Della tanto sbandierata crisi che, effettivamente, inizia a colpire le tasche di chi lavora nel terziario? Dell’offerta quasi eccessiva della stagione teatrale cittadina? …Ne riparleremo a fine stagione.