Il primo ritratto di cui rimane testimonianza e’ quello che fu eseguito nell’estate del 1956 da Henry Koener. Mentre era in viaggio per la sua nativa Austria ebbe l’incarico di dipingere il volto di Maria per la copertina della rivista TIME, che avrebbe realizzato un lungo articolo inchiesta sulla cantante in concomitanza del suo debutto al Metropolitan di New York. Il primo incontro avvenne sotto una tenda del Lido di Venezia. Poi i successivi incontri avvennero a Milano dove Maria era impegnata in alcune registrazioni presso la Scala.
Il bellissimo ritratto e’ adesso conservato presso The Donald W Reynolds Center for American Art and Portraiture home to the National Portrait Gallery and the Smithsonian American Art Museum insieme ad altri ritratti di personaggi illustri.
L’articolo sul Time ebbe un enorma risonanza soprattutto per le dichiarazioni di Evanghelia, madre di Maria che accusava la figlia di averla abbandonata. Quando Maria salì sul palcoscenico il 29 ottobre per interpretare la sacerdotessa druidica, sapeva di avere avanti a sé un pubblico difficile che l’avrebbe giudicata non solo per le qualità vocali ed interpretative ma anche e soprattutto per quelle umane.
Nel 1957 Meneghini commissionò a Silvano Caselli un grande ritratto della moglie. La cantante era già una celebrità nazionale, contesa dai teatri di tutto il mondo, diva dei rotocalchi e del bel mondo. Anche Silavano Caselli, il pittore fiorentino trapiantato a Lugano, era ambitissimo. Aveva già immortalato i grandi dell’epoca ed entrare nella sua galleria significava aver raggiunto la fama. Meneghini convinse il pittore a trasferirsi per alcune settimane a Milano. Alla fine dell’estate del ’57 il grande olio di Maria un metro e trenta d’altezza per quasi un metro di larghezza, illuminava un’intera parte del salone dell’appartamento di via Buonarroti. E lì rimase fino al marzo del 1960 quando Meneghini scrisse a Caselli e fece in modo che si riprendesse il dipinto dopo la separazione dalla moglie avvenuta successivamente all’incontro con l’armatore Aristotele Onassis. Il pittore si vide recapitare a domicilio la tela con due brevi righe di accompagnamento. “Terrei assai a trattenere quel ritratto di mia moglie che lei eseguì, anzi pensavo mi restasse fra le poche cose rimastemi, ma non posso dirle io il prezzo. Lei è tanto gentile e comprensivo. Dica lei …
” Meneghini voleva disfarsene a tutti i costi anche per l’alto prezzo. “Fourny Max, Annuaire International des Galeries d’Art 1963-1964” All’interno di questo annuario c’e’ la riproduzione del ritratto e quindi a quest’epoca e’ facile supporre essere nuovamente sul mercato.
Il dipinto non rimase comunque a lungo nello studio di Caselli. Fu acquistato da un collezionista milanese. Qualche anno fa il figlio dell’appassionato, che era stato per un lungo periodo anche presidente della Famiglia Artistica Milanese, decise che l’opera era troppo importante e singolare per rimaner in una casa privata. La sua collocazione ideale avrebbe dovuto essere la Scala che non ha accettato per mancanza di spazio e per avere all’interno della sua galleria già due ritratti della Callas, purtroppo entrambi postumi all’artista. Purtroppo come tutti sanno bene il ritratto e’ andato distrutto il 29 gennaio 1996 nel devastante incendio doloso che distrusse il teatro. Con un procedimento di fotomontaggio e’ stata ricreata l’immagine perduta con in sfondo l’immagine del teatro che arde.