Macerata, Teatro Lauri Rossi
“JUDITHA TRIUMPHANS” Devicta Holofernis Barbarie
Sacrum Militare Oratorium su libretto di Jacopo Cassetti RV644
Edizione critica a cura di Bernardo Ticci.
Musica di Antonio Vivaldi
Juditha MILJANA NIKOLIC
Holofernes NMON FORD
Vagaus GIACINTA NICOTRA
Abra DAVINIA RODRIGUEZ
Ozias ALESSANDRA VISENTIN
“ATTILA”
Dramma lirico in un prologo e tre atti su libretto di Temistocle Solera, dalla tragedia Attila, Konig der Hunnen
di Zacharias Werner.
Musica di Giuseppe Verdi
Edizioni Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano
Attila NMON FORD
Ezio CLAUDIO SGURA
Odabella MARIA AGRESTA
Foresto GIUSEPPE GIPALI
Uldino ENRICO COSSUTTA
Leone ALBERTO ROTA
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche
Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”
Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei”
Coro voci bianche Pueri Cantores “D. Zamberletti”
Direttore Riccardo Frizza
M° del Coro David Crescenzi
Regia, scene e costumi Massimo Gasparon
Disegno luci Vincenzo Raponi
Macerata 10 agosto 2010
Massimo Gasparon, autore di regia, scene e costumi, ha voluto rappresentare in dittico sullo stesso palcoscenico e nella stessa giornata l’oratorio di Vivaldi ed il capolavoro giovanile di Verdi con lo scopo di avvicinare concettualmente due opere fra loro lontane nel tempo, ma di sorprendente affinità nello sviluppo delle trame. Antonio Vivaldi fa di Juditha l’eroina che per riscattare il suo popolo oppresso uccide senza indugio il generale Holfernes anticipando Verdi, che rende parimenti il medesimo personaggio nel nome di Odabella che domina Attila uccidendolo, liberando così suo popolo conquistato. Massimo Gasparon non tradisce il suo stile elegante, essenziale, sobrio, ma allo stesso tempo impeccabilmente anonimo. La scena, che è identica per entrambi gli allestimenti, è formata da quattro semplicissime colonne marmoree. Al di sopra di queste si adagiano dei leggerissimi architravi che chiudono il palcoscenico come eleganti cornici. Ai fianchi ed al centro corrono sontuose gradinate bianche che, intersecandosi tra loro, permettono ai protagonisti entrate ad effetto.
I costumi sono l’elemento principale dell’allestimento: mantelli di seta cotta colorati, abiti di lino bianchi, luminosi copricapo dorati e leggerissimi candidi pepli superbamente pieghettati, arricchiti da opulenti gioielli in oro, grandi bracciali, importanti collane e scintillanti diademi. Le luci di Vincenzo Raponi, sapientemente calibrate, sottolineano e valorizzano questa atmosfera quasi onirica. I movimenti in scena sono essenziali ma nell’insieme, espressivi.
Riccardo Frizza ha diretto impeccabilmente l’Orchestra regionale delle Marche, passando da una direzione barocca (anche se con un gusto decisamente più “neoclassico”), per la “Juditha Triumphans”, ai ritmi vivaci e a tratti impetuosi di “Attila”. Ottimo il Coro diretto dal Maestro David Crescenzi, che ha dato nuovamente prova di grandissima bravura e professionalità.
Miljana Nikolic, Juditha, è emersa per la sua bellezza giunonica e per la voce pastosa e suadente. Nmon Ford, che ha sostituito sin dalle prove il controtenore siriano Razek Francois Bitar, si è imposto più per il suo fisico scultoreo che per le qualità vocali e stilistiche che la parte di Holofernes imporrebbe. Molto concentrato ad atteggiarsi scenicamente cercando così di compensare i vistosi limiti vocali. Non si capisce secondo quale criterio sia stato scelto un basso, visto che il ruolo è stato scritto per la voce di contralto. Giacinta Nicotra, nel ruolo dell’eunuco Vagaus, ha dato prova di possedere delle rarissime qualità di interprete e una voce ferma, sicura, agilissima. La sua esecuzione dell’aria “Armatae face” è stata salutata da ovazioni ed applausi più che meritati. Un vero successo personale. Daninia Rodrìguez è stata una Abra corretta, sempre composta e dalla vocalità morbida e pulita, scenicamente credibile ed espressiva. Alessandra Visentin nel ruolo di Ozias è vocalmente e scenicamente funzionale allo svolgersi della trama. Ritroviamo Nmon Ford nel ruolo di Attila. Anche in Verdi il risultato è indubbiamente modesto. Partendo dal presupposto che il baritono panamense-americano non ha assolutamente la vocalità verdiana e l’autorevolezza scenica per affrontare ad ora questo ruolo, il suo Attila è scialbo, incolore e con evidenti difficoltà vocali. Claudio Sgura è stato un autentico “generale romano”. Scenicamente autorevole e nobile, Sgura ha cantato con voce bronzea potente, ampia, tale da soverchiare il povero Nmon Ford. Maria Agresta, nel ruolo di Odabella, ha mostrato di essere una cantante di non comuni potenzialità. Già a partire dalla sua aria d’esordio ha mostrato di possedere un registro acuto sicuro e svettante, abile nelle agilità. Poi, nell'”andantino” Oh, del fuggente nuvolo canta con grande dolcezza ed espressività sfoggiando delle mezzevoci. Il Foresto di Giuseppe Gipali è interpretato con gusto e una buona tecnica vocale, un registro acuto sicuro e un fraseggio nobile – qualità che vanno a compensare i limiti di volume. Bravi Enrico Cossutta (Uldino) ed Alberto Rota (Papa Leone). Il pubblico del Teatro Lauro Rossi ha regalato applausi ed apprezzamenti a tutti. Foto Tabocchini / Macerata Opera Festival