“Roméo et Juliette” al Teatro Filarmonico di Verona

Teatro Filarmonico di  Verona – Stagione Lirica 2009/2010
ROMEO ET JULIETTE”
Operà in cinque atti. Libretto di Jules Barbier e Michel Carré dalla tragedia “Romeo and Juliet” di William Shakespeare
Musica di CHARLES GOUNOD (Versione 1888)
Juliette, MARIA  ALEJANDRES
Stéphano, ELENA  BELFIORE
Gertrude, FLORIANA  SOVILLA
Roméo, PAOLO  FANALE
Tybald, ANICIO  ZORZI GIUSTINIANI
Benvolio, SALVATORE  SCHIANO DI COLA
Mercutio, MASSIMILIANO  GAGLIARDO
Paris, NICCOLO’  RIGANO
Grégorio, DARIO  GIORGELE’
Capulet, LUCA  DALL’AMICO
Frère Laurent, ALESSANDRO  SPINA
Le duc de Vérone, MANRICO  SIGNORINI
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona (M.o del coro: Giovanni Andreoli)
Direttore, Carlo Montanaro
Maestro del Coro Giovanni Andreoli
Regia di Damiano Michieletto (Ripesa da Roberto Maria Pizzuto)
Scene di Paolo Fantin
Costumi di Carla Teti
Coreografia di Roberto Maria Pizzuto
Nuovo Allestimento in coproduzione con la Fondazione Teatro La Fenice e la Fondazione Teatro Lirico “G. Verdi” di Trieste.
Verona, 23 marzo 2010

L’opera di Charles Gounod “Romeo et Juliette”, nella coproduzione teatrale tra le Fondazioni del nordest, arriva quale ultima tappa a Verona. Si esegue l’ultima versione del 1888 con la soppressione del balletto che in questa occasione sarebbe stato interessante eseguire considerando che la Fondazione Arena ha nel suo organico anche un Corpo di Ballo. La vicenda degli sfortunati amanti veronesi, tratta dall’omonimo dramma di William Shakespeare, colpì il compositore ancora nel lontano 1842 quanto a Roma assistette alla Sinfonia drammatica di Berlioz. Il progetto venne poi accantonato per essere ripreso circa venticinque anni dopo. La prima assoluta avvenne nel 1867 al Theatre Lyrique di Parigi diretto allora dal marito di Madame Miolan-Carvalho la quale, prima interprete del ruolo di Giulietta, fu una delle maggiori cantanti francesi che univa ad una splendida voce di soprano lirico le agilità di un soprano di coloratura con fraseggio vario ed elegante, fu per lei che Gounod compose il celebre valzer dell’atto I. Dopo il trionfo iniziale l’opera fu rimaneggiata per essere rappresentata all’Opera Comique (1873), dunque con recitativi parlati, e sempre trionfando venne proposta nel massimo teatro parigino, ovvero l’Opera Garnier, nel 1888 con una nuova stesura e il balletto, elemento imprescindibile nella prassi francese dell’800. L’allestimento giunto ora a Verona, con la regia di Damiano Michieletto, le scene di Paolo Fantin e i costumi di Carla Teti, è stato contestato sia a Venezia sia a Trieste mentre in quest’occasione ha ricevuto entusiastici consensi, anche se qualche disappunto si poteva captare dal pubblico durante gli intervalli. Si tratta invece di un bellissimo allestimento colmo di inventiva e poesia che però si scosta dallo stereotipo medievale senza nulla togliere alla drammaturgia e al soggetto. Infatti, “Romeo e Giulietta”, come scrive il regista nel programma di sala, non ha bisogno di presentazioni semmai necessita di interpretazione.  Michieletto aggiornando la vicenda ai giorni nostri trova una chiave di lettura efficace e coinvolgente rappresentata da un enorme  giradischi, emblema dell’età giovanile, sul quale si sviluppa tutta vicenda dell’opera. Alla fine, sul fondo compare la frase “Printemps” chiude l’opera sottolineando che questi giovani ragazzi hanno vissuto solo la primavera della loro vita, una primavera esaltante, seppur tragica. Sul versante musicale Carlo Montanaro pur con un certo slancio romantico, appare  spesso eccessivo nelle sonorità. Il coro non propriamente preciso  si adagia su una banale routine. Nel cast spicca la Giulietta di Maria Alejandres, soprano lirico dalla voce ampia, anche se non agilissima (vedi il  valzer, dell’atto I) ma emerge in modo notevole nei duetti e soprattutto nella grande aria del veleno. Il tenore Paolo Fanale si fa apprezzare per una voce seducente, pastosa e un ottimo fraseggio, peccato la zona acuta non sia particolarmente rifinita ma,  considerata la giovane età speriamo in una maggiore sicurezza tecnica. Massimiliano Gagliardo è un Mercutio spavaldo  e nella ballata mette a segno una brillante esecuzione, come la musicale Elena Belfiore nella canzone della Tortorella. Buone le parti di fianco in cui spiccano il poderoso frate di Luca Dall’Amico, la Gertrude di Floriana Sovilla e il Benvolio di Salvatore Schiano di Cola. La regia era ripresa da Roberto Maria Pizzuto, il quale, rispetto all’originale ha eliminato una scena di violenza nei confronti della nutrice, e fa bene. Peccato constatare che il Teatro Filarmonico era semideserto, considerando la rarità dell’esecuzione e la bellezza dell’opera come la particolare locazione della città nella vicenda, comunque il pubblico presente ha tributato un caloroso successo. Foto Ennevi