Lo scorso 19 marzo si è spento, all’età di 94 anni, il musicolo Giuseppe Pugliese. Era nato a Taranto nel 1916, ma aveva studiato e si era stabilito a Venezia, insegnando anche storia della musica al Conservatorio “Pollini” di Padova. Pugliese aveva iniziato giovanissimo la carriera giornalistica, prima come critico letterario e poi musicale per “Il Gazzettino” ma anche per numerose altre testate nazionali.
Nel frattempo curava anche, per la RAI, la storica rubrica “Il melodramma in discoteca”. Si è occupato quindi del Teatro “La Fenice”, come capo ufficio stampa e responsabile delle attività culturali. Ha collaborato con gli “Amici della Musica” di Asolo, con l’Istituto di Studi Verdiani di Parma e con i maggiori teatri italiani, e da ultimo dirigeva i concorsi internazionali del “Premio Viotti” e la stagione concertistica della “Società del Quartetto” di Vercelli. Dal 1992 presiedeva l’Associazione “Richard Wagner” di Venezia, da lui fondata. Considerato uno dei maggiori studiosi dell’interpretazione musicale e il più autorevole specialista italiano di critica comparata, discipline nelle quali ha ottenuto svariati riconoscimenti, è autore di centinaia di saggi, voci enciclopediche, programmi di sala, monografie, sulle quali ha lavorato fino agli ultimi tempi.
A ricordo di Pugliese pubblichiamo qui un breve stralcio tratto da un saggio di presentazione della registrazione del “Parsifal” diretto da Vittorio Gui a Roma nel 1950.
…Avarissimo risulta il capitolo wagneriano di Maria Callas, almeno per quanto riguarda la parte italiana della sua carriera. Il suo debutto avvenne al Teatro la Fenice di Venezia il 30 dicembre 1947 con una superba interpretazione dell’opera Tristano e Isotta per l’appassionata e persino virile partecipazione con la quale seppe dar vita alla eroina del grande poema amoroso. Sempre con Tullio Serafin riprese l’opera a Genova. Seguirono Walkiria (Brunnhilde) a Venezia e poi a Palermo nel ’49; infine Parsifal, pure per due sole edizioni, al Teatro dell’Opera di Roma e poi all’Auditorium di Roma della Rai che rimane, la sola preziosissima testimonianza wagneriana della Callas. Avendola ascoltata nell’interpretazione di queste tre opere con esiti, specie nelle prime due, di grande rilievo, come ebbi a scrivere in quegli anni, non ho mai capito il disinteresse del soprano per Wagner. Un autore che, oltre i tre personaggi ricordati, aveva creato splendide figure adattissime ai sui eccezionali requisiti vocali e alla sua forte personalità. Per esempio l’Olandese Volante (Senta), Tannhauser (Elisabetta, o meglio Venus), Crepuscolo degli Dei (Brunnhilde). Anche per queste ragioni tra le testimonianze storiche più rare, rimane questa interpretazione di Parsifal, in cui la Callas realizza una Kundry cupa, disperata, percorsa da virili bagliori timbrici, più aggressiva virago che erotica seduttrice
. Un Gurnemanz di grande rilievo, musicale ed espressivo è Boris Christoff. Per il religioso ascetismo, la severa solennità, nonostante il caratteristico colora vocale non proprio adatto alla calma ieratica cantabilità wagneriana del personaggio. Un Parsifal dunque italiano, e non soltanto perché cantato nella nostra lingua, ma italiano nel carattere, nello spirito, per le ragioni già esposte. Nessuna delle componenti essenziali della misterica partitura viene, neppure per un attimo, esasperata da Gui. Un atteggiamento estraneo alla sua mentalità, all’idea che egli ebbe sempre del far musica. Per questo le fluviali parti rituali, la teutonica, mistica marzialità, lo sfrenato, il demoniaco erotismo, vengono presentati come attraverso il velo di una costante attenuazione. Libere di espandersi nella loro integralità, nella luminosa compattezza, rimangono soltanto le sterminate oasi del liricissimo melos wagneriano, le diafane, diatoniche parti cantabili della magica orchestra. E in esse, nella malinconica, meditatissima misura, nella aristocratica trasparenza con cui vengono offerte all’ascoltatore, penso siano da indicare, cercare, apprezzare, gli aspetti storicamente e musicalmente più importanti di questa versione di Parsifal