Milano, Teatro alla Scala, Stagione Lirica 2009/ 2010
“CARMEN”
Opéra comique in quattro atti su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, da Prosper Mérimée
Musica di Georges Bizet
Don José RICCARDO MASSI
Escamillo ERWIN SCHROTT
Le Dancaïre FRANCIS DUDZIAK
Le Remendado RODOLPHE BRIAND
Moralès MATHIAS HAUSMANN
Zuniga GABOR BRETZ
Carmen ANITA RACHVELISHVILI
Micaëla ADRIANA DAMATO
Mercédès ADRIANA KUČEROVÁ
Frasquita MICHÈLE LOSIER
Une marchande PERLA VIVIANI CIGOLINI
Un bohémien LORENZO TEDONE
Lillas Pastia GABRIEL DA COSTA
Guida CARMINE MARINGOLA
Direttore Daniel Barenboim
Regia e costumi Emma Dante
Scene Richard Peduzzi
Luci Dominique Bruguière
Milano, 4 dicembre 2009
“Daniel Barenboim ed Emma Dante, due artisti che hanno in sé lo spirito del Sud, fanno rivivere per la sua ventitreesima edizione Carmen di Bizet, l’opera che fece scrivere allo spettatore Nietzsche, conquistato: questa musica… è di una serenità africana: essa ha su di sé la fatalità, la sua felicità è breve, improvvisa, senza remissione” (Cit. dal programma di sala ).
L’anteprima dedicata ai giovani di quest’anno si apre con Daniel Barenboim in proscenio nel ruolo di padrone di casa/presentatore con tanto di microfono al seguito . Poche parole di presentazione condite con la naturale simpatia che da sempre gli si riconosce,con cui si presenta la serata scherzando sulla sua nomina di maestro scaligero e con cui passa in rassegna gli interpreti principali annunciando altresì una defezione nel cast dovuta all’assenza del tenore Jonas Kaufmann per indisposizione.
Serata aperta come non ci si aspettava dall’inno nazionale, in un teatro gremito in tutti gli ordini che fin dalla prima uscita del maestro ha mostrato subito la benevolenza dei giovani nei suoi confronti e più in generale verso la lodevole iniziativa che da un paio d’anni si ripete. Una vera e propria ovazione accoglieva Barenboin a tutte le sue apparizioni nel golfo mistico.
Grande attesa soprattutto nei confronti del debutto operistico della regista teatrale Emma Dante. Una lettura la sua che pone Carmen in una caratterizzazione oserei dire mediterranea in cui i legami con la tradizione e i colori del sud Italia ( terra d’origine della regista) ben si legavano alle iberiche vicende narrate. Una regia che pone al centro del suo interesse i soggetti sia psicologicamente ma anche come elemento scenografico principale: grande attenzione verso i movimenti delle masse in cui spiccavano la “Compagnia Sud Costa Occidentale” diretta dalla stessa regista e il Corpo di ballo del Teatro alla Scala. Balletti molto vivaci che mostravano una fisicità e una movenza solare e sentita in cui i richiami alle feste e alle manifestazioni tipiche del sud erano palesi e ben integrati nella storia. Una scenografia, in cui prevalevano i toni beige e sfumati , abbastanza scarna per ciò che riguarda gli apparati scenici sempre e solo di contorno a ciò che accadeva. Costumi tradizionali rosso, violacei, banchi per il popolo e i cantanti e grigio scuro per le guardie navarresi. Di grande efficacia la scelta di porre l’elemento religioso in evidenza, per cui avevamo le sigaraie vestite da suore, un enorme vaso da incenso che dondolava per tutto l’ultimo atto sopra la testa dei cantanti, nonché la presenza pressoché costante di un prete (con chierichetti al seguito ) in scena che fungeva anche da figura complementare a Micaela. Anche l’elemento erotico e violento tanto presente in un opera come Carmen viene evidenziato dalla lettura scenica della Dante, per cui assistiamo al tentativo di stupro di Don josè alla fine dell’opera e all’accanimento delle Guardie contro le sigaraie nel primo, entrambi ben resi ma mai eccessivamente ostentati. Anita Rachvelishvili una lieta sorpresa. Dotata di una bella voce mezzosopranile potente non troppo scura ma ben proiettata e gestita. Una Carmen sensuale e spavalda al punto giusto con movenze da vera gitana con venature espressive meridionali. Una cantante che sa muoversi e catturare l attenzione del pubblico senza rinunciare ad una linea di canto sempre pulitissima. Una lieta sorpresa che ci giunge dall’accademia scaligera.
Riccardo Massi proviene anch’egli dall’accademia scaligera, viene chiamato per sostituire Jonas Kaufmann . Una prova la sua corretta ma un pò incolore per ciò che riguarda l’interpretazione e la caratterizzazione del personaggio. Strumento vocale senza dubbio ben utilizzato ma che a lungo andare appare un pò noioso e monocromo. Lodevole comunque l’impegno e l’efficienza con cui si è prestato all’ardua prova di fronte al pubblico scaligero.
Adriana Amato offre una prova deludente ; dotata di una voce che oscilla perennemente, ci è parsa in palese difficoltà nella zona medio grave della voce,e nonostante un fraseggio incisivo e partecipe la poca limpidezza dello strumento non le era d’aiuto. Peccato , quantomeno la parte non difficilissima e altresì ridotta ( da registrare anche l’assenza del recitativo cantato prima della sua aria ) potevano far ben sperare. Assolutamente nella parte invece Erwin Schrott . Basso-baritono d’eccezione ,mostra quelle che sono le sue qualità di sempre: carisma, voce vellutata e presenza scenica di gran classe per cui era pressoché perfetto nel ruolo del torero Escamillo. Il più applaudito insieme a Carmen. Degni di nota i coprimari in cui spiccavano la brava Frasquita di Michele Losier e il Morales ben cantato di Mathias Haussmann, nonché l’efficace contributo attoriale di Carmine Maringola ( il prete) e Gabriel Da Costa ( Lillas Pastia ) .
Protagonista della serata è come gia annunciato Daniel Baremboin. Da una lettura della partitura risaltandone i mille colori e sfumature e mantenendo una tensione teatrale dall’inizio alla fine pressoché costante. Ben calibrata la relazione fra palcoscenico, cantanti e orchestra in un’unità comune di intenti artistici. Di alto livello la prestazione del Coro del Teatro alla Scala.
Ribadiamo la notevole efficacia e l’importanza capitale di iniziative come queste, che coinvolgono il pubblico giovanile e non solo hanno un azione formativa, ma sono essenziali per la creazione del pubblico di domani in un settore come quello dell’opera lirica sempre troppo agè. Un forte e condiviso ringraziamento in questo senso va fatto alla sovraintendenza del Teatro alla Scala.