Scoprire Szymanowski

Alessandro Martinisi: “Il Sogno Sognato di Karol Szymanowski” – Prefazione di Alberto Cesare Ambesi – Edit. Quintessenza – Editrice Teosofica Vedantina – 12 euro.
Si può dire che Karol Szymanowski e in particolare la sua opera più importante Re Ruggero siano quasi sconosciuti per il pubblico dei teatro d’opera italiani? Sicuramente si, visto che questa sua partitura è stata rappresentata l’ultima volta al Teatro Massimo di Palermo nel 2005. Abbiamo avuto invece delle riprese al Festival di Bregenz  e all’Opera di Parigi in questo 2009.
In ogni caso siamo pur sempre davanti a un titolo non di repertorio, per il carattare decisamente  unico  sia sul piano musicale che teatrale. Il giovane giornalista Alessandro Martinisi, con questo suo lavoro letterario, ci porta in modo agile e quanto mai completo, alla scoperta, non solo della genesi del Re Ruggero, ma del panorama socio-politico-culturale nella quale nasce. Martinisi, con grande capacità di sintesi, ci porta a conoscenza della storia della Polonia alla fine del XVIII sec e di movimenti esoterici che creano un impensabile collegamento tra Occidente e Oriente. Si narra infatti che la divinità Shiva lanciò sette pietre magiche in sette parti del mondo e una di queste cadde proprio in Polonia, a Cracovia. Le località colpite risultano essere fonti di straordinaria energia soprannaturale. Dunque una Nazione non solo intrisa di cattolicismo, ma luogo di confluenza di spiritualità o fenomeni  culturali quanto mai diversi, come ad esempio il concetto di Dionisiaco espresso da Nietzsche che in Szymanowski diventa “punto di partenza, luce che illumina il cammino…come una via d’uscita dal decadentismo di fine Ottocento”. Come afferma Martinisi, “Dioniso occupa il posto centrale nell’Olimpo” di questo compositore, considerato, al pari di Chopin, “gloria della Polonia” ma, al contempo, come sottolinea l’autore, figura  fortemente attenta non solo alle realtà musicali  della sua epoca: da Strauss, a Mahler, Puccini, Stravinsky, ma anche, attraverso i suoi numerosi viaggi verso Oriente, alla ricerca di “un’ispirazione, non strettamente musicale, quanto piuttosto letteraria e poetica”. Martinisi analizza la lunga genesi dell’opera, in particolare del libretto, nato dalla  collaboriazione tra il compositore con il cugino Jaroslaw Iwaskiewicz, chiamato a “tradurre in versi le suggestioni del compositore”. Re Ruggero andrà in scena a Varsavia il 19 maggio 1926 entrando nella storia dell’opera come partitura “atipica e isolata, certamente difficile da assimilare per uno spettatore comune, per il suo taglio finemente intellettuale intriso di tanta filosofia e poca azione”. A tale proposito, Martinisi presta molta attenzione all’analisi drammaturgica dei tre atti, a tutti i simbolismi  tra Paganesimo e Cristianità. Gli stessi luoghi e le atmosfere: la penombra della chiesa nell’atto primo, la cupa notte dell’atto secondo e la luce dell’atto terzo, hanno un chiaro riferimento al viaggio interiore del protagonista alla scoperta di se stesso. Ho toccato, anzi sfiorato, alcuni degli argomenti trattati dall’autore in questo libro veramento ricco di importanti dettagli che mi hanno fatto conoscere e apprezzare un compositore che conoscevo molto superficialmente.