“I due Foscari” al Teatro Regio di Parma

Parma, Teatro Regio, Festival Verdi 2009
“I  DUE  FOSCARI”
Tragedia lirica in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave.
Musica di Giuseppe Verdi
Francesco Foscari LEO  NUCCI
Jacopo Foscari ROBERTO DE BIASIO
Lucrezia Contarini TATIANA  SERJAN
Jacopo Loredano ROBERTO  TAGLIAVINI
Barbarigo GREGORY BONFATTI
Pisana MARCELLA  POLIDORI
Un fante MAURO BUFFOLI
Servo del Doge ALESSANDRO BIANCHINI
Orchestra e Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Donato Renzetti
Maestro del Coro Martino Faggiani
Regia di Joseph Franconi Lee
Scene e costumi di William Orlandi
Luci di Valerio Alfieri
Coreografie di Marta Ferri
Allestimento ABAO di Bilbao e Teatro “G. Verdi” di Trieste.
Coproduzione Teatro Regio di Parma e Teatro Comunale “L. Pavarotti” di Modena.
Parma, 16 ottobre 2009
Una nuova cooproduzione de I  due Foscari, è il titolo di punta del Festival Verdi 2009. Tratta da uno scritto di Byron e messa in versi da Francesco Maria Piave, con cui Verdi collaborerà molto. L’opera  destinata originariamente  per andare in scena a Venezia subito dopo il successo dell’Ernani ma, visto che nella città lagunare vivevano ancora i diretti discendenti dei Foscari, dei Contarini e dei Loredano, sarebbe stato poco elegante nei loro confronti, presentare un’opera che ricordava tragedie famigliari seppur remote.  Nella partitura spicca la figura del doge Foscari,  scolpito in tutta la sua gloria ma ormai vecchio, stanco, vulnerabile e sottomesso  dagli intrighi di palazzo. Incapace di ribellarsi, ma conscio dei suoi doveri, soccombe anche colpito duramente negli affetti. Gli fa da contraltare la combattiva nuora Lucrezia, tipico soprano drammatico d’agilità verdiano, le cui speranze e lotte saranno vane di fronte a un destino già scritto, mentre il marito è un tipico tenore lirico spinto, a cui vengono affidate pagine di indubbia difficoltà sia interpretativa, che vocale. In generale la scrittura musicale è precisa, veloce e scandita da pagine ardue di elevata intensità drammatica, in una tinta tipicamente ombrosa, cupa, tragica, cui solo accenti e fraseggio eloquente portano a “scolpire“ personaggi di buon livello musicale.
Lo spettacolo di  Joseph Franconi Lee, sostanzialmente tradizionale, ma non per questo banale,  si sviluppa tutto  in un cilindro ligneo che si trasforma nei vari ambienti. Sul lato musicale abbiamo avuto in Donato Renzetti una bacchetta sicura e vibrante, capace esprimere pathos e drammaticità con precisa intuizione, supportato dalla bella prova dell’orchestra del Regio, a cui associamo anche il coro. Nel ruolo del vecchio Doge  troviamo il veterano Leo Nucci, cui il ruolo non si addice molto per temperamento, ma l’esperienza e l’arte sopperiscono a limiti propri, pertanto ne esce un personaggio fiero, nobile e allo stesso doloroso e commovente. Vocalmente  più in forma rispetto ali recenti “Foscari ” alla Scala, piu preciso e con un fraseggio molto piu accurato.  Non si può che constatare che Nucci è l’ultimo baluardo di una scuola o generazione  che, a tutt’oggi non ha eredi. Proverbiale anche la sua generosità  scenica: anche in questa occasione  ha “bissato” l’aria dell’atto terzo: “Questa dunque l’iniqua mercede” , riuscendo a darne un’esecuzione più convincente della precedente.  Tatiana Serjan è un soprano di bel temperamento,  perizia tecnica, slancio e passionalità, tutti aggettivi che ne farebbero una Lucrezia ideale,  se non fosse per un registro acuto fastidiosamente stridulo, acidulo e  talvolta al limite dell’intonazione. Complessivamente però è riuscita a creare una figura credibile e vocalmente attenibile, cosa che,  purtroppo non si può dire di Roberto De Biasio, il quale esibisce uno smalto vocale di prim’ordine, ma  con una tecnica inadeguata,  di conseguenza non ci è parso  adatto al ruolo. Ottimo il Lorendano di Roberto Tagliavini cinico e profondo e buone le altre parti di fianco, con una particolare nota di merito per la  Pisana di Marcella Polidori. Ottimo successo. Ovvio trionfo per Nucci,  qualche isolata contestazione al tenore.