Opera in due parti, libretto di Tan Dun. Capella Amsterdam, Orcherstra da camera olandese, Tan Dun (direzione),Charles Workman (Polo), Sarah Castle (Marco), Stephane Richardson (Kubilai Khan), Nancy Allen Lundy (l’acqua), Zhang Jun ( prima ombra, Rustichello, Li Po). Regia di Pierre Audi, scene e luci, Jean Kalman, costumi, Angelo Figus, coreografia, Nanine Linning. Registrazione: 13 & 18 novembre 2008 all’Het Muziektheater di Amsterdam. Extra: “The music of tomorrow”, documentario sull’opera. 1 DVD Opus Arte,OA1010
L’opera Marco Polo del compositore cinese Tan Dan, è stata rappresentata per la prima volta alla Biennale di Monaco di Baviera nel 1996 per poi essere ripresa in numerosi teatri europei e americani. L’edizione che vediamo in questo video si rifà a una riproposta della partitura ad Amsterdam del novembre 2008. Dirige lo stesso autore con un’ottima compagnia di canto capeggiata dal bravo tenore Charles Workman. Parlare di opere contemporanee è sempre piuttosto difficile, soprattutto in un Paese come il nostro dove, in sostanza, il pubblico difficilmente si mostra sensibile alla produzione musicale del dopo Puccini. Non a caso i cartelloni dei nostri teatri, in particolare in epoca di crisi, più che mai puntano su titoli di grande repertorio. Ma torniamo a Tan Dun. Marco Polo non è certo un’opera facilissima, già dal fatto che il celebre viaggiatore veneziano e le su avventure cinesi, sono trattate in modo assolutamente onirico: il protagonista è sdoppiato in due: Marco (mezzosoprano), rappresenta l’azione, Polo (tenore), la memoria. Non vi è una trama vera e propria, ma un susseguirsi di evocazioni di luoghi e situazionie filtrate dalla mente. In quanto alla musica, Tan Dun è sicuramente il rappresentate musicale di maggior spicco di una cultura che è più che mai multietnica. L’incontro Oriente-Occidente è ben evidente: strumenti tipici, ma anche la vocalità “armonica”, tipicamente orientale, vanno a confluire con la tradizione occidentale, rappresentata dall’orchestra classica, da un modernismo che spazia da Mahler a Messiaen e da un lirismo che evoca un po’ il mondo del “Musical”. Il risultato, pur nella sua non facilissima ricezione, non è privo di fascino. Lo spettacolo, firmato da Pierre Audi è stilizzato, ma evocativo e non privo di spettacolarità e si sposa bene con i colori della musica. Un teatro, quello di Tan Dun, sicuramente da scoprire. Fondamentali i sottotitoli in italiano e gli extra, con il backstage dello spettacolo.