Fondazione Arena di Verona – 87° Festival 2009
“A I D A”
Melodramma in due atti di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Il Re CARLO STRIULI
Amneris TICHINA VAUGHN
Aida HUI HE
Radames CARLO VENTRE
Ramfis ORLIN ANASTASSOV
Amonasro SILVANO CARROLI
Un messaggero ANGELO CASERTANO
Sacerdotessa NICOLETTA CURIEL
Orchestra e Coro e Corpo di ballo dell’Arena di Verona
Direttore, Daniel Oren
Maestro del coro Marco Faelli
Regia e scene di Gianfranco De Bosio
Coreografie di Susanna Egri
Rievocazione dell’Aida del 1913
Verona, 22 luglio 2009
All’ Aida verdiana si purtroppo affiancato il concetto di opera “Kolossal”. L’aspetto spettacolare certo non manca, nella grande scena del trionfo, ma l’opera guarda oltre, verso aspetti più intimistici, dove uno standardizzato cliché, due donne rivaleggiano per lo stesso uomo, ottiene qui una tinta piu introspettiva, piu umana, considerando che il tessuto narrativo sfiora lo stile “grand-operá”. Se dove su una vicenda storica si raffrontano private passioni, ma Verdi non vuole o non era sua intenzione ripercorrere tali vie (Don Carlos). Se l’ambientazione qui è quasi “favolistica”, esotica, resta elevatissima costruzione musicale dei personaggi e le tematiche care a Verdi: lo scontro tra sentimenti privati e ruoli e stati sociali e come il potere, laico o religioso che sia, schiacci la volontà del singolo.
Anche quest’anno, per l’ennesima volta, Aida viene riproposta l’edizione con la regia di Gianfranco de Bosio che rievoca l’allestimento del 1913. Spettacolo dei piu classici ma sotto alcuni aspetti anche dei piu godibili soprattutto per il grande pubblico, tedesco in particolare, abituato ad allestimenti contorti e minimalisti. Regia, quella di De Bosio, non banale ma nemmeno particolarmente scavata, abbinata a costumi di sicuro effetto, con piccole cadute di gusto che comunque non intaccano la concezione spettacolare dell’opera. Efficaci le coreografie di Susanna Egri che, fortunatamente, da quest’anno ci ha liberato del ridicolo e patetico balletto dei bambini “mori” nella scena del gabinetto di Amneris. Del cast solo l’Aida di Hui He riesce ad essere cantante precisa, di sicuro fascino vocale e con doti stilistiche ed interpretative di notevole spessore. Il resto è “routine”. A partire dal Radames di Carlo Ventre, al Ramfis di Orlin Anastassov, quest’ultimo in possesso di un materiale vocale di primordine ! Si va ancora peggio, rasentando l’imbarazzo, con la focosa ma vociferante Amneris di Tichina Vaughn, discontinua, impersonale e disomogenea nei registri, per andare al logoro e sfibrato Amonasro di Silvano Carroli al quale non viene in soccorso neppure una presenza scenica adeguata (come nel caso di “Tosca”) . Modesto anche il Re di Carlo Striuli. Buone la parti di fianco e discreto il coro. In Aida il maestro Daniel Oren si presta ad una direzione piu fantasiosa e veemente rispetto alla Turandot. Non mancano colori, scansioni, dinamiche che raramente devo ammettere Oren sottolinea con tale precisione. Resta comunque l’ormai endemico problema dell’orchestra areniana, non delle piu eccelse, con una sessione di fiati e ottoni che proprio nella scena del trionfo riescono a dare il loro peggio. Va sicuramente detto che, nonostante vari tentativi, non si è ancora arrivati a un giusto equilibrio tra le sonorità orchestrali e le voci sul palcoscenico! Alla fine, comunque sia, il pubblico , come sempre in Arena si mostra entusiasta e plaudente.