Fondazione Arena di Verona – 87° Festival 2009
“TURANDOT”
Dramma Lirico in tre atti su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, dalla favola di Carlo Gozzi.
Musica di Giacomo Puccini (completata da Franco Alfano, scena II atto III)
Turandot GIOVANNA CASOLLA
Imperatore Altoum ANGELO CASERTANO
Timur CARLO STRIULI
Calaf PIERO GIULIACCI
Liù HUI HE
Ping FILIPPO BETTOSCHI
Pong ENZO PERONI
Pang STEFANO PISANI
Mandarino ARMANDO GABBA
Principe di Persia ANGEL HARKATZ KAUFMANN
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Maestro del coro Marco Faelli
Coro di Voci Bianche A.LI.VE, dirette da Paolo Facincani
Direttore Daniel Oren
Regia di Yuri Alexandrov
Scene e costumi di Vicheslav Okunev
Produzione Arena di Verona 2003
Verona, 3 luglio 2009
Turandot, è il terzo titolo dell’estate lirica veronese. Ancora una volta, si tratta di una ripresa, la terza ed ultima, dell’allestimento di Yuri Alexandrov, il prossimo anno si vedrà una nuova produzione curata da Franco Zeffirelli, e questo la dice lunga per quanto riguarda l’immobilismo che caratterizza le scelte areniane. Non si azzarda nemmeno sul fronte musicale, visto che si continua a proporre la Turandot con il finale della seconda versione Alfano. Perchè non proporre il primo, o quello ricostruito da Luciano Berio? Sarebbe un segnale di rinnovamente a un Festival sempre scontato e sclerotizzato.
L’allestimento di Alexandrov punta più sull’effetto scenico che sull’aspetto drammaturgico dei personaggi. Sicuramente il margine di manovra per il regista non molto, ma concepire tutta l’opera in notturno , per quanto affascinante possa essere, grazie alla grande sfera che domina la scena, conferisce a Turandot un aspetto tetro che non le si addice. Per fortuna i ricchi e policromi costumi di Vicheslav Okunev, pur senza grande inventiva danno una nota di luminosità allo spettacolo. Sul podio, Daniel Oren stupisce in negativo: lettura lenta e pesante, poca attenzione ai colori e in aggiunta vari sfasamenti soprattutto con il coro. Dispiace perché Oren in quest’opera ha più volte offerto momenti di altissimo livello intuitivo ed interpretativo.
Nel cast esce a testa alta Giovanna Casolla, sorprendentemente ancora in buona forma in un ruolo tanto insidioso. Certo gli acuti non sono sempre a fuoco e il fraseggio (da sempre punto debole di questa cantante) è piuttosto generico. Nel complesso ci offre una Turandot vocalmente e scenicamente credibile. Su un piano inferiore il Calaf di Piero Giuliacci, cantante poco raffinato, un po’ in affanno nel registro più acuto e anonimo sia sul piano vocale che in quello interpretativo. In Liù Hui He ha invece ha ottenuto un meritato successo personale. Ha fatto sfoggio di una bella e omogenea e a una notevole sensibilità interpretativa. Forzato e ruvido il Timur di Carlo Striuli, appena decenti le tre maschere e tutti gli altri interpreti dei ruoli minori. Pubblico caloroso. Molti vuoti in tutti i settori dell’anfiteatro.