Teatro Regio di Parma – Stagione d’Opera 2009
“TOSCA”
Dramma in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal dramma omonimo di Victorien Sardou.
Musica di GIACOMO PUCCINI
Floria Tosca MICAELA CAROSI
Mario Cavaradossi SALVATORE LICITRA
Barone Scarpia MARCO VRATOGNA
Cesare Angelotti ALESSANDRO SPINA
Sagrestano MATTEO PEIRONE
Spoletta MAURO BUFFOLI
Sciarrone/un carceriere GABRIELE BOLLETTA
Orchestra e Coro del Teatro Regio di Parma (M.o del coro: Martino Faggiani) Coro di Voci Bianche del Teatro Regio di Parma (M.o del coro: Sebastiano Rolli).
Direttore Massimo Zanetti
M.o del coro Martino Faggiani
Regia Joseph Franconi Lee da un’idea di Alberto Fassini
Scene e costumi di William Orlandi
Luci di Guido Levi
Allestimento del Teatro Comunale di Bologna 1999
Parma, 17 aprile 2009
Il Puccini musicista, ma anche pittore-musicale degli ambienti, si coglie in maniera certa in Tosca, forse la sua opera più rappresentata, che segnò il debutto culturale del XX secolo in quel 17 gennaio 1900 al Costanzi di Roma. Fu un avvenimento tra i più mondani del tempo, alla presenza di reali, autorità, musicisti, personalità della cultura e dello spettacolo. L’accoglienza però non fu delle più calorose, probabilmente il linguaggio moderno e il forte impatto drammatico del soggetto (tale e quale al dramma di Sardou) turbò il pubblico ma, nel corso delle repliche, il clima sonoro, la luce e i colori oltre al costume di una certa Roma, più da cartolina che reale, hanno creato una delle opere più amate dell’intero repertorio lirico, ma anche una delle più scopertamente tragiche. Possiamo parlare di un colore “noir” che pervade in particolare della protagonista e del suo antagonista , il feroce e perverso barone Scarpia. Cavaradossi potrebbe quasi apparire superficiale, impersonale se non avesse quelle due bellissime arie di notevole lirismo e innata melanconia. Essenziale per capire come Tosca si impose praticamente subito tra i capolavori del teatro, la scela di Enrico Caruso di incidere “E lucevan le stelle” quale terzo brano di tutta la sua discografia iniziata nel 1900. Tosca arriva dunque al Regio di Parma a conclusione della stagione invernale. L’ allestimento viene dal Teatro Comunale di Bologna 1999, firmato da Alberto Fassini, riveduto o meglio “ispirato dall’originale” da Joseph Franconi Lee, il quale non si scosta molto dall’originale. Le belle scenografie, con i ricchi costumi di William Orlandi, creano un aambientazione cupa e sinista. La scena, fissa, basata da ampie scalinate, crea i differenti luoghi degli atti, con momenti di grande effetto, come nel “Te Deum” che chiude il primo atto e che si svolge lontano come se fosse visto da una finestra, forse peraccentuare il distacco tra lil sacro e le passioni carnali espresse da Scarpia. Sul podio Massimo Zanetti, che ha dato la sensazione di non dominare pienamente il linguaggio musicale incalzante della partitura, con il risultato di sentire un’orchestra fuori controllo e con eccessi sonori, soprattutto nel settore ottoni. Una lettura, la sua, corretta e senza brividi. Micaela Carosi è una Tosca inefficace sul piano teatrale, un po’ alterna vocalmente, forzata negli acuti, ma soprattutto con un fraseggio sommario e scialbo. Affronta bene la sua celebre aria e concede anche il bis, senza per altro aver ricevuto richieste insistenti. Sono sfortunato con Marcelo Alvarez. Il destino vuole che sia qui, come all’Arena di Verona, non riesco a sentirlo nel ruolo di Cavaradossi. Dopo le prime recite una faringite lo ha costretto a cancelleare ed è stato sostituito da Salvatore Licitra. Un cantante dalla voce sicuramente di bellissimo timbro e colore ma, per scelte sbagliate di repertorio, ora appare forzato in tutti i registri con mezze voci discutibili e un fraseggio inesistente. Anche lui bissa ” E lucean le stelle”, questa volta a grande richiesta, riuscendo anche a cantarla meglio, forse perchè più rilassato e quindi più partecipe. Marco Vratogna sfoggia una voce dal timbro chiaro, ma è sufficientemente sicuro. Il suo Scarpia però non mi convince sul piano scenico, sembra più un cortigiano che un personaggio nobile, ma dalla natura viziosa. Il successo è stato travolgente a dimostrare quanto sia cambiato il pubblico di Parma da quando ho iniziato a frequentare questo teatro.