Il 10 aprile 1973, dopo lunghe polemiche si inaugurava il Teatro “Regio” di Torino. La scelta di affidare a Maria Callas e a Giuseppe Di Stefano la regia di questo avvenimento storico-mondano, aveva scatenato una susseguirsi di dichiarazioni da parte di registi amici di Maria, come Luchino Visconti che aveva affermato che “Maria fa una grande sciocchezza” e di critici musicali che, prima ancora della “prima” profetizzavono che “Avremo una brutta regia in più e ancora una volta rimpiangeremo la sua voce”. Oggi, 10 aprile 2009, grazie al prezioso materiale fotografico fornito da Cosimo Capanni e dell’altrettanto cortese disponibilità di una delle protagoniste di quell’evento teatrale, il soprano Raina Kabaivanska, che ci offre qualche ricordo di quei chiaccheratissimi Vespri.
Raina, intanto tu, come fosti scritturata per interpretare il ruolo di Elena?
Beh, io allora ero un giovane soprano di belle speranze, devo aggiungere, con una carriera ben avviata. Allora non c’erano agenti e agenzie e allora ci si conquistava le scritture “sul campo”. Io a Torino mi ero già fatta conoscere, perchè nel vecchio teatro, che poi era una sorta di “cinemone”, avevo cantato Tosca e Madama Butterfly
Debuttavi il ruolo di Elena?
Si, non l’avevo mai cantato prima di allora
Eri preoccupata di lavorare con la Callas?
Maria, prima ancora che ci incontrassimo si era mostrata molto rigorosa e professionale. Devi sapere che, quando io avevo già firmato il contratto, c’erano state delle forti pressioni sulla direzione del teatro, da parte della RCA per imporre Katia Ricciarelli, fresca di vittoria al concorso verdiano della RAI e sotto contratto esclusivo con quella casa discografica. Maria si oppose subito a questa interferenza esterna, difendendomi, anche se non sapeva nemmeno chi ero. In questo Maria e io siamo veramente due “sagittari”, cioè con un altro senso della giustizia!
E così ti infilasti in questa avventura…
Si. Purtroppo uno spettacolo nato male e proseguito peggio. L’abbandono del M° Gavazzeni, sostituito dal M°Gui. Sicuramente un musicista di grande valore, ma ormai anziano. Maria, spesso, dietro le spalle di Gui, batteva il tempo all’orchestra. La messa in scena di Aligi Sassu, bella sulla carta, ma realizzate male. Ricordo che, quando furono montate le scene dell’atto terzo non c’era un varco per entrare sul palcoscenico!
E il lavoro di regia?
Molto del lavoro era fatto da Pippo di Di Stefano, con l’aiuto di Filippo Melano, un assistente di Zeffirelli al Metropolitan di New York . Era un’impostazione registica veramente elementare, del tipo che il coro si muoveva tra i dieci passi avanti e i dieci passi indietro…
E Maria?
Maria seguiva praticamente solo me…
E come era il vostro rapporto?
Era come se ci fossere “due Marie”: la donna, che sicuramente non stava attraversando un bel periodo. Era innamorata di Pippo e quando in teatro arrivava la moglie, lei si oscurava e irrigidiva. Poi c’era la “vera” Maria, quella che, appena apriva lo spartito, si trasformava in “musica”, lei era la musica. Conosceva l’opera alla perfezione e mi illuminava su ogni frase, sull’espressione giusta. Questo era l’aspetto fenomenale di Maria! Sono aspetti che sono ormai risaputi di Maria, non sono certo io quella che deve farli presente!
Un’immagine che ti è rimasta di lei…
Purtroppo è legata alla Maria “donna”. Dopo la prima, casualmente io e Maria ci siamo trovate nell’ascensore del Teatro dove si trovava l’allora sovrintendente della Scala, Paolo Grassi che ha totalmente ignorato Maria, nemmeno un “buonasera, signora”. Io ero impietrita. Uscite dall’ascensore, Maria pianse.
Nella galleria fotografica, una serie di istantanee delle prove dei Vespri torinesi