Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Lirica e di balletto 2008-2009
“IL PAESE DEI CAMPANELLI”
Operetta in due atti su libretto di Carlo Lombardo
Musica di Virgilio Ranzato
Bombon ELENA ROSSI
Nela SILVIA DALLA BENETTA
Ethel LAURA RUOCCO
Pomerania MARGHERITA DI RAUSO
Hans LEONARDO CAIMI
La Gaffe MAURIZIO MICHELI
Attanasio Prot MAURIZIO ZACCHIGNA
Tarquinio Brut RICCARDO PERONI
Basilio Blum JANKO PETROVIC
Tom OSVALDO SALVI
Hansen MATTEO MICHELI
Bertha SARA ALZETTA
Orchestra, Coro e Corpo dell’Arena di Verona
Direttore Julian Kovatchev
M.o del coro Marco Faelli
Regia Maurizio Nichetti
Sene e costumi Mariapia Angelini
Coreografia Maria Grazia Garofoli
Verona, 23 dicembre 2008
Periodi difficili a Verona per il teatro d’opera, commissariata, in attesa di un risanamento economico e anche di un rilancio soprattutto per la stagione al Filarmonico. Questa è iniziata con un’operetta “Il paese dei campanelli” del binomio Lombardo-Ranzato, assai celebre negli anni ’20 , una sorta di “canto del cigno” di quella Belle Epoque che in Italia si è manifestata qualche anno dopo rispetto Vienna e Parigi. Un genere, quello dell’operetta italiana, cha appare come un “mix” di “teatro di rivista”, balletto e commedia , assai raramente rappresentata nei teatri d’opera, per essere invece appannaggio a compagnie d’operetta di giro. Principale peculiarità de “Il paese dei campanelli” è quello di mixare con sorprendente efficacia la musica alla recitazione tipica del teatro di prosa. Nel caso in oggetto il successo si lega alla particolare leggerezza del testo unito a una melodia facile ed orecchiabile dall’impatto immediato. Si racconta infatti che, già all’indomani della prima rappresentazione molti brani dell’operetta venissero canticchiati dai milanesi. A ciò aggiungiamo la semplicità della drammaturgia teatrale, con un tocco di esotismo. Il successo che non manca anche in questo appuntamento veronese e si deve ascrivere innanzitutto alla garbata ed elegante regia di Maurizio Nichetti, che sfugge alla grossolana comicità dell’avanspettacolo di provincia, ma da un senso ironico talvolta sfavillante ad un canovaccio di per sé fantasioso, quasi fiabesco e pervaso da un sottile femminismo. All’esito felice dello spettacolo ha anche contribuito la parte visiva firmata da Mariapia Angelini, scenografa e costumista, disegnando un variopinto ed immaginario villaggio fiabesco e vestendo i protagonisti in colorati abiti anni ’30 , e considerata l’avvenenza fisica delle protagoniste, ne ha accentuato la sensualità. Sul podio Julian Kovatchev, un direttore assai apprezzabile, in questa occasione ci è parso troppo pesante e fracassone, forse stilisticamente estraneo a questo mondo musicale, incalzante ma rumoroso tanto da coprire spesso i cantanti. Buono l’apporto del corpo di ballo che danzava sulle coreografie di Maria Grazia Garofali. Sul versante canoro, nessuna stella luminosa, ma una buona compagnia di cantanti-attori, nell’operetta saper recitare è al pari del canto. Elena Rossi una frizzante Bombon, Silvia Della Benetta lirica e tenera Nela e Laura Ruocco una graziosa e viperina Ethel. Sul versante maschile bella prestazione del giovane Leonardo Caimi, che aspettiamo di riascoltare in altri ruoli, l’attore caratterista Maurizio Micheli, il quale prende la simpatia del pubblico data la notorietà televisiva assieme ai bravi colleghi, simpatici e gagliardi, che citiamo: Maurizio Zacchigna, Riccardo Peroni, Janko Petrovec, Osvaldo Salvi, Matteo Micheli. Un particolare tributo all’attrice Margherita di Rauso, macchietta spiritosa nel ruolo di Pomerania. Pubblico felicissimo e entusiasta verso tutti i protagonisti. Concludo con una considerazione: il teatro era tutt’altro che esaurito come era consuetidine.La ragione? Il considerevole aumento del prezzo degli abbonamenti che, precisiamo per la platea costa 215 € (i ridotti ancora meno 145 € per gli over 65 e addirittura 110 € gli under 26) offrendo quattro opere e tre balletti. Sono prezzi che nessun altro teatro può permettersi. Vero anche che gli aumenti sono scattati con la più scialba ed infelice stagione degli ultimi anni, ma purtroppo si deduce che a Verona a teatro ci si va “gratuitamente”, o quasi, ma se il prezzo si fa leggermente più oneroso, fioccano le disdette !