Verona, Teatro Filarmonico: “Il maestro di Go”

Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Lirica 2008/2009
“Il MAESTRO DI GO”
Opera in diciannove scene. Libretto di Alessandro Melchiorre ed Elisabetta Brusa liberamente ispirato da “Maestro di Go” di Yasunari Kawabata
Musica di Alessandro Melchiorre
Il Maestro di Go MAURIZIO LEONI
Il giovane Maestro OTAKE FABIO BUONOCORE
Moglie del Maestro RACHEL O’BRIEN
Moglie del giovane maestro LORNA WINDSOR
Yasunari Kawabata (narratore)  ARMANDO CARRARA
Giornalsita (attrice)  SARA TAMBURELLO
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Yoichi Sugiyama
Maestro del Coro Marco Faelli
Regia, scene e costumi Elisabetta Brusa
Sound designer Alvise Vidolin
Verona, 28 ottobre 2008

Singolare inaugurazione lirica a Verona, quella della Stagione invernale al Teatro Filarmonico, con una prima assoluta de “Il maestro di Go” di Alessandro Melchiorre. Va subito premesso che, per questa esecuzione non è stata fatta nessuna conferenza stampa,  nessuna presentazione dell’opera, e visto la particolarità dell’evento sarebbe stato utile una migliore utilizzazione delle vie di comunicazione, soprattutto per un titolo sconosciuto e del quale  si sapeva poco, per non dire, nulla .  Sarebbe poi stato  opportuno inserire le recite nei vari turni di abbonamento, e non piazzare due  recite isolate, fuori abbonamento, con il risultato di trovarsi in un teatro semivuoto, forse duecento presenze. Il soggetto è ispirato al romanzo omonimo di Yasunari Kabawata unico premio Nobel per la letteratura del Giappone. Si narra di un maestro di go (gioco nazionale giapponese dai riti filosofici) il quale, sconfitto nell’ultima ed interminabile partita della sua vita da un suo giovane allievo, muore pochi giorni dopo. Una fatto reale avvenuto nel 1938 che e scosse l’opinione pubblica e culturale nipponica. La conoscenza del testo sarebbe stata per l’ascoltatore un ottimo ausilio per entrare nella complessa e filosofica  e per molti aspetti molto lontana dalla nostra cultura.  Il compositore riesce, con un linguaggio secco ma penetrante, anche grazie a un libretto scarno ma altrettanto efficace, a creare una drammaturgia quasi religiosa e mistica attorno a questo gioco, il quale sottolineiamo ha un significato di puro individualismo, di filosofia esistenziale. Musicalmente l’opera è originale ed incalzante, offre ai vari personaggi un canto molto intimista  e altrettanti  con l’ausilo del coro. Non da sottovalutare l’effetto dell’elettronica che segna un filo conduttore sia musicale che d’immagine. Lineare e intensa, la partitura, si sviluppa lungo un percorso ricco di colori, con echi classicheggianti. Ammettiamo che non colpisce in modo particolare, ma si fa apprezzare. Non mancano delle perplessità certe parti cantate, soprattutto femminili, che sfiorano il grido, che, francamente lasciano perplesso.  Un partitura stringata,  di settanta minuti circa che, ripeto, si fa anche apprezzare, ma che ci appare limitata sia  nel  testo (con tematiche filosofiche troppo complesse per un’opera lirica), che  per lo sviluppo  quasi ai margini dell’opera lirica in considerazione  dei ruoli in prosa, il narratore e la giornalista (  quest’ulitma troppo forzata). La buona esecuzione guidata da Yoichi Sugiyama ha visto buona resa vocale  dei singoli protagonisti e una tradizionale regia di Elisabetta Brusa . Pubblico scarsissimo come dicevamo, ma la termine, molto prodigo di applausi. ( Foto Brenzoni, Fondazione Arena di Verona)