Pesaro, Rossini Opera Festival 2008, Adriatic Arena
“ERMIONE”
Azione tragica in due atti di Andrea Leone Tottola
Musica di Gioachino Rossini
Edizione critica della Fondazione Rossini in collaborazione con Universal
Music Publishing Ricordi a cura di Patricia B. Brauner e Philip Gossett
Ermione SONIA GANASSI
Andromaca MARIANNA PIZZOLATO
Pirro GREGORY KUNDE
Oreste ANTONINO SIRAGUSA
Pilade FERDINAND VON BOTHMER
Fenicio NICOLA ULIVIERI
Cleone IRINA SAMOYLOVA
Cefisa CRISTINA FAUS
Attalo RICCARDO BOTTA
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Coro da Camera di Praga
Direttore Roberto Abbado
Maestro del Coro Jaroslav Brych
Regia Daniele Abbado
Scene Graziano Gregori
Costumi Carla Teti
Luci Guido Levi
Pesaro, 21 agosto 2008
Il vero successo del Festival 2008 è stato Ermione, opera tra le più singolari e difficili di Rossini. Creata per Napoli nel 1819, dopo i successi di Armida, Ricciardo e Zoraide e Mosè in Egitto, Rossini, voleva avviarsi verso una proposta di teatro musicale drammatico caratterizzato da forti tinte realistiche e peculiare nel conferire al recitativo strumentale e al declamato un maggiore rilievo , malgrado fosse erroneamente accusato di imitare Gluck. Ermione fu un insuccesso perché il pubblico mal gradì certe innovazioni a cominciare da una sinfonia atipica, quasi un introduzione orchestrale con intervento del coro, e a ben poco valsero ugole quali Isabella Colbran, Rosamunda Pisaroni, Giovanni David ed Andrea Nozzari per sollevare una partitura di grande spessore sia musicale sia teatrale che restò nell’oblio fino al 1977.
Riesumata a Siena (in un’edizione quasi pioneristica), successivamente approdata al disco (Erato), trova una prima riproposta teatrale proprio al Rof nel 1987, con un cast eccezionale per quegli anni ma con Montsserat Caballé, giunta decisamente troppo tardi all’appuntamento. Superfluo evidenziare che i ruoli di Ermione, Pirro e Oreste sono di estrema difficoltà tecnica-vocale. Infatti, è difficile trovare un’edizione dove tutte le voci si equivalgano in valore (magari con l’aggiunta di avere un ottimo contralto quale Andromaca) pertanto dalle varie esecuzioni , si deve scegliere, o optare, per questo o altro interprete.
A Pesaro Sonia Ganassi ha debuttato nel ruolo della protagonista, avviandosi, a quanto pare , sulla strada del soprano “Colbran”, dopo la buona riuscita in Elisabetta di qualche anno addietro. Dobbiamo riconoscerle uno studio intensissimo sia, vocale che interpretativo, e di aver affrontato la temibile partitura con sicurezza e disinvoltura. Le si possono imputare alcune agilità non fluidissime e qualche acuto non ben centrato, ma l’impeto, la partecipazione e lo stile sono stati encomiabili. Negli altri due ruoli cardine dell’opera, Pirro e Oreste, si sono cimentati Gregory Kunde e Antonino Siragusa. Abbiamo già fatto cenno al fatto che oggi non vi siano tenori che rappresentino al meglio le caratteristiche di David e Nozzari, ma dopo lo sfortunato Otello dello scorso anno, ci è parso quanto mai poco felice proporre a Kunde una parte di baritenore, per giunta a un cantante che, a tutt’oggi, non brilla per capacità tecniche, in rapporto con una partitura con continui ed insidiosi passaggi di registro . La voce di Kunde appare affaticata con suoni poco gradevoli se non addirittura afoni e un registro acuto non più come un tempo.Si è quasi sfioratio qualche momento imbarazzante, solo in parte compensato dall’ innato senso drammatico teatrale, che Kunde possiede. Diversamente in Siragusa non spiccano le qualità interpretive ma quelle vocali. Siragusa si mostra sicuro nelle agilità, intenso nell’espressione del declamato. Unico neo, una certa tendenza a nsaleggiare. Prova esemplare per Marianna Pizzolato, un’Andromaca, tornita, levigata, molto musicale e sicura in ogni nota. Fuori forma Nicola Ulivieri nella piccola parte di Fenicio, sbiadito e stimbrato il Pilade di Ferdinand von Bothmer, e altrettanto deboli gli altri ruoli di fianco. In Roberto Abbado, maestro concertatore, abbiamo trovato un ottimo esecutore rossiniano e speriamo che in futuro torni ad affrontare questo repertorio. Sotto la sua guida anche l’Orchestra del Tetro Comunale di Bologna ha dato risultati eccellenti in nitidezza e dinamismo quanto una scaltra e incisiva drammaticità calzante tutt’altro che pedante e sempre sensibile al canto, in particolare nei momenti più complessi e difficoltosiiù difficoltosi. Daniele Abbado, si è mostrato all’altezza del cugino,firmando uno degli spettacoli più belli ed interessanti del Rossini serio. L’opera è dominata dalla splendida e lineare scena di Graziano Gregori, dove poche movenze si aprivano luoghi segreti, o grazie a una porta girevole cambiavano via via le sequenza delle scene. Perfettamente inseriti in questo immaginario visivo i costumi elegantissimi ed austeri di Carla Teti. La bravura di Abbado si è particolarmente evidenziata nella precisa e complessa struttura di recitazione dei cantanti, coinvolti in una totale immedesimazione nei ruoli grazie a una gestualità mai banale o scontata. Ottima la prestazione del coro. Successo travolgente e meritato.