Milano, Teatro alla Scala, Stagione Lirica 2007 / 2008
“IL GIOCATORE” (Igrok’)
Opera in 4 atti e 6 quadri su libretto di Sergej Prokof’ev (da Fedor M. Dostoevskij)
Musica di Sergej Prokof’v
Il Generale VLADIMIR OGNOVENKO
Polina KRISTINE OPOLIAS
Aleksej MISHA DIDYK
La nonnetta STEFANIA TOCZYSKA
Il Marchese STEPHAN RUGAMER
Mister Astley VIKTOR RUD
Blanche SILVIA DE LA MEULA
Il Principe Nil’skij GIAN LUCA PASOLINI
Il Barone Wurmerhelm ALESSANDRO PALIAGA
Poyapyc PLAMEN KUMPIKOV
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
M.o del coro Bruno Casoni
Direttore Daniel Barenboim
Regia, scene e costumi di Dmitri Tcherniakov
Milano, 30 giugno 2008
Questo spettacolo arriva a Milano dopo il felice debutto berlinese alla Staatsoper unter den Linden, con lo stesso direttore sul podio. “Il Giocatore è la prima opera importante di Prokof’ev e pare anche la prima opera tratta da un romanzo di Dostoevskij. Iniziata nel 1915, su libretto proprio, su invito del direttore del Teatro Mariinskij, ed inserita nel cartellone della stagione del 1917, non andò in scena per i moti rivoluzionari che sarebbero successivamente esplosi nel celebre ottobre rosso sovietico. Bisognerà attendere il 1929 perche “Il giocatore” venga allestito in un teatro e ciò avviene a Bruxelles al Theatre de la Monnaie il 29 aprile nella seconda versione dell’opera, intanto approntata dall’autore, e nella traduzione francese.
L’adattamento scenico segue fedelmente il romanzo (escludendo i primi e gli ultimi capitoli) e ne conserva inoltre, in buona parte, i dialoghi originali, il vero protagonista dell’opera è il gioco d’azzardo: irrazionale, incontrollabile, un ipertermia travolgente (onore, dignità, amicizia, amore) e nella quale si condensa l’impeto umano dell’auto annullamento, sulla tragica immagine della roulette vorticosa. Opera di particolare attualità e di raffinata partitura pone sempre in primo piano i concetto corale musicale, ove solisti interagiscono in forse astratte di linguaggio “nuovo” di motivi ricorrenti in stile declamatorio. Il regista nel suo attraente lavoro sposta l’azione ai giorni nostri in un anonimo ma lussuoso albergo, l’impianto scenico è fisso ma scorrevole lateralmente, quel tanto che basta per creare le scene nelle camere e solistiche, dove la hall dell’albergo improvvisamente diventa il baricentro della speranza-disperazione: la sala da gioco con roulette. Un lavoro di recitazione curato nei minimi particolari, caratterizzando tutti i personaggi di luce egoistica, ove solo il denaro porta all’esaltazione della follia, sia in perdita sia in vincita. Il finale amaro e cruento da forse morale del senso della ricchezza, ma mi pare che ieri come oggi, e sarà anche domani… questo resti solo un bel scritto ma poco realizzabile. Dirigeva Daniel Barenboim con lucida e nervosa maestria (c’era da chiedersi, bacchetta a parte, se era la stessa orchestra di 15 giorni prima nella “Traviata”), dove la sua classe era encomiabile nel coniugare le infinite tinte musicali dell’opera, dai struggenti momenti lirici, alle più concitate scene febbrili. Un ottimo cast rispondeva perfettamente sia sul livello canoro sia scenico (c’è da chiedersi, in un’opera tale?!?… quando un’opera di repertorio anche alla Scala spesso non si riesce ad allestire in maniera egregia). Su tutti il protagonista Misha Didyk, giovane tenore timoratissimo, musicale di bella, pastosa e squillante voce, emerito nel fraseggio: una vera sorpresa. Non di meno la dolce ed affascinate Polina di Kristine Opolias e l’incisivo e scenicamente strepitoso Generale di Vladimir Ognovenko. La classe consente ancora a Stefania Toczyska ruoli di cameo come la nonnetta, figura emblematica della pazzia senile, e buoni il Marchese di Stephan Ruggamer, l’Astley di Viktor Rudd, mentre un po’ acidula m’è sembrata la Blanche di Silvia De La Muela, ma bravissima scenicamente. Come di consueto nelle opere di Prokof’ev interagiscono uno stuolo infinito di comprimari, che sarebbe impossibile citare tutti, si evidenzia la perizia e la bravura di tutti probabilmente sorretti da una lettura teatrale di prim’ordine. Ottima la prova del coro. Un grandioso successo per tutti, con numerose chiamate.