Teatro alla Scala: “La Traviata”

Milano, Teatro alla Scala, Stagione d’Opera 2008/2009
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Edizione critica di Fritz Oeser
Violetta Valery  MARIELLA DEVIA
Flora DAMIANA PINTI
Annina BERNADETTE LUCCARINI
Alfredo Germont  JOSÉ BROS
Giorgio Germont RENATO BRUSON
Gastone CARLO BOSI
Barone Douphol  FILIPPO BETTOSCHI
Marchese d’Obigny ENZO CAPUANO
Dottor Grenvil FRANCESCO MUSINU
Giuseppe  MASSIMILIANO LUCIANI
Domestico di Flora MATTIA DENTI
Commissionario  ERNESTO PANNARIELLO
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore Carlo Montanaro
Maestro del Coro Bruno Casoni
Regia Liliana Cavani
Scene Dante Ferretti
Costumi Gabriella Pescucci
Coreografia di Micha van Hoecke (ripresa da Michele Villanova)
Milano, 17 giugno 2008
“La Traviata” estiva alla Scala, che sostituiva il programmato “Andrea Cheniér”, è stata una soluzione di ripiego dopo i vari forfait che hanno visto la direzione del teatro alla completa cancellazione del titolo. Ecco dunque spuntare per l’ennesima volta (e pare l’ultima) il celeberrimo allestimento Cavani-Ferretti-Pescucci che da quasi due decenni impera a Milano. Spettacolo sicuramente datato, ma ancora godibile, elegante e tradizionale. Unico superstite del cast dello “Cheniér” era il veterano Renato Bruson, che nel ruolo di Germont padre nel corso della sua gloriosa carriere ci ha regalato autentiche meraviglie; oggi a quasi 50 anni dal debutto, resta la grande esperienza di fraseggio di gioco di parola e l’intensità del grande interprete, scontato che i mezzi, soprattutto i fiati, siano molto limitati. Mariella Devia, la protagonista, ha dovuto cancellare le prime due recite per indisposizione, ma era presente alla recita da noi assistita. Il ruolo di Violetta non è mai stato tra i sui più congeniali, ma era riuscita, un tempo, grazie alla tecnica e alla musicalità risolvere un personaggio credibile. Oggi anche per lei il tempo scorre inesorabile, e con voce molto più limitata, soprattutto al centro, riesce a fatica dipingere le molte sfaccettature del ruolo, carente inoltre nell’accento, risolve con mezze voci e pianissimi espressioni che abbisognerebbero di ben altro temperamento. Siamo di fronte in ogni caso ad una grande artista, e in fatto di musicalità ha ben poco da spartire con le colleghe. Il migliore in campo è stato José Bros, Alfredo, impeccabile tecnicamente, dal fraseggio vario e con bella voce, semmai è la recitazione il suo tallo d’Achille, un po’ troppo sui generis. Accettabile la folta schiera dei comprimari, ottimo il coro come il corpo di ballo della Scala. Dirigeva, debuttando alla Scala, Carlo Montanaro che purtroppo si è rivelato una vera delusione: tempi dilatati all’esasperazione, tensione drammatica inesistente, in difficoltà nel tenere le redini sia nei concertati sia nelle scene di conversazione (il duetto Violetta-Germot del II atto, addirittura imbarazzante), ha optato nella riapertura di tutti i tagli , ma solo la Devia faceva i da capo, non aiutando per nulla i cantanti, anzi con la sua andatura spesso li obbligava a faticose prestazioni. Una concertazione veramente desolante. Vivo successo per gli interpreti meno alla direzione Un’ultima nota sulla lunghezza esasperante dello spettacolo lungo: con pause ed intervalli si è arrivati alla mezzanotte!