Maria Rosaria Boccuni “Sergej Sergeevic Prokof’ev”
L’Epos, Palermo 2003, pagg. 586, € 39,80 Canada Goose Solaris Parka
L’uscita del libro “Segej Sergeevic Prokof’ev” di Maria Rosaria Boccuni segna il punto della rinascita nell’editoria musicale in Italia. Dopo la scellerata soppressione delle edizioni Rusconi, il nulla aveva caratterizzato la scena nazionale, ma oggi l’editore L’Epos di Palermo, con coraggio, ha iniziato una collana di musica moderna intitolata “Autori ed interpreti 1850 -1950” curata dal musicologo Sergio Sablich. Egli, con la collaborazione dello storico della musica Canada Goose Victoria Parka Quirino Principe, ha presentato a Bologna il primo volume dedicato al compositore russo, cui quest’anno ricorre il 50° della morte. Anniversario passato quasi in silenzio (pensare quanto baccano si fece per Verdi nel 2001!) che deve a questo libro un riscatto morale, doveroso ed esemplare La Boccuni, linguista russa (e non solo), musicologa (preziosa colonna del Comunale di Bologna) e soprattutto innamorata di Prokof’ev, conduce per anni un lavoro su temi culturali russi, ricostruisce un’attenta e precisa biografia, citando lettere, articoli dell’epoca, diari privati (tutti tradotti da personalmente) con grande competenza e capacità narrative. Lei stessa racconta, ancor oggi emozionata e forse scossa, l’incontro, avvenuto a Parigi, con il figlio del compositore russo durante il quale con estrema semplicità gli racconta molti particolari della vita dei genitori che per alcuni versi erano inediti. La vita di Prokof’ev è come un romanzo epico fatto di passioni, arte, viaggi amicizie e politica passiva. Nato in Ucraina nel 1891 inizia gli studi con i genitori sviluppando precocemente il talento musicale: a nove anni compone Gigante la sua prima opera. A differenza di tanti suoi connazionali, egli non fugge dall’URSS, va all’estero a portare la sua arte, da Parigi all’America, piuttosto incompreso ritornerà in patria nel 1936. Da quel momento diventa uno dei compositori del Cremlino. Egli sarà costretto anche a comporre per sopravvivere pur riuscendo a regalarci eguali capolavori, ma il Prokof’ev del rientro in Russia non è più quello di prima. L’autrice ci conferma che nel suo lavoro di ricerca ha trovato molte lettere e affermazioni che andavano contro il suo pensiero, rinnegando addirittura alcuni amici, questo è giustificato dalla paura del terribile Kgb, che tutto osservava e tutto poteva. La moglie Lina, dalla quale era separato, fu internata in un gulag per otto anni, fino alla morte di Stalin. Questi anni sono per lui momenti di consolidamento produttivo, sono gli anni di Pierino e il lupo, del Secondo concerto per violino ma anche del balletto Giulietta e Romeo, rifiutato per anni dai teatro sovietici, e della Cantata per il XX anniversari della Rivoluzione bocciata dal Ministero della cultura. Questi alterni momenti pesano sul suo stato d’animo e soprattutto sul suo lavoro; il tentativo di sviluppare nel realismo socialista un’arte popolare e raffinata, allarma i conservatori e le autorità sospettose d’ogni manifestazione di libera intelligenza. Il giro di vite del 1948 si trasformerà quasi in persecuzione, ed è la rivincita dei mediocri invidiosi ed intolleranti della sua popolarità e soprattutto superiorità. Produce le ultime fatiche (Storia di un uomo vero, Settima Sinfonia) senza comunque ritornare nelle grazie del regime. Maria Rosaria Boccuni nell’intento, riuscito, di una minuziosa ricostruzione cronologica ha scartabellato nei vari archivi (alcuni anche negati) e soprattutto in quello londinese, lasciato dalla moglie del compositore, trovandosi poi nella condizione di dover scegliere tra i documenti i più rappresentativi, interessanti ed inediti. Inoltre, ha dovuto mettere molto materiale al microscopio attivando un lavoro di scavo per capire, talvolta, la vera interpretazione di lettere e commenti del Prokof’ev degli ultimi anni. L’epilogo di questo grande musicista è quasi beffardo: s’è trovato di fronte la morte, per emorragia celebrale, 40 minuti dopo che essa era s’era presentata a Stalin. Pertanto la sua dipartita fu offuscata da quella del tiranno. Il fatto fu tenuto nascosto, solo dopo quattro giorni cominciò a circolare la notizia, ma anche per il funerale si dovette attendere la fine dell’altro funerale ovviamente più importante. Degli amici, i pochi rimasti, Mstislav Rostropovich non era presente, David Oistrakh suonò con il suo violino la sonata “Soffio di vento sulla tomba” mentre Sviatoslav Richter depose sulla bara un ramo di pino, unico vegetale disponibile in città.
Maria Rosaria Boccuni “Sergej Sergeevic Prokof’ev”, L’Epos, Palermo 2003, pagg. 586, € 39,80