Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “I musicisti nella Grande Guerra” dal 6 al 28 aprile 2019
Pianoforte François Dumont
Gabriel Fauré: Nocturne n°1 en mi bémol mineur op. 33
Jean Cras: Poèmes intimes (extraits): 1. En Islande, 4. Recueillement; Jean Cras Danze (extraits): 3. Danza tenera – 4. Danza animata
Mel Bonis: Barcarolle en mi bémol majeur op. 71; Romance sans paroles op. 56; Au crépuscule; La Cathédrale blessée; La Chanson du rouet
Louis Vierne: Trois Nocturnes op. 34 (extrait): 3. La Lumière rayonnait des Astres de la nuit, le rossignol chantait (Larghetto espressivo)
Venezia,16 aprile 2019
In occasione del centenario del Trattato di Versailles, il Palazzetto Bru Zane rende omaggio nella primavera del 2019 ai compositori della Grande Guerra. Molti probabilmente avranno avvertito qualche brivido lungo la schiena, leggendo il titolo di questo concerto avendo ancora negli occhi e nel cuore le immagini del rogo devastante di Notre-Dame. La tragica realtà ha invaso prepotentemente l’ambito dell’arte e ne ha potenziato la funzione di denuncia civile, di cassa di risonanza del sentire collettivo, creando impietosamente un legame tra gli orrori della Grande Guerra, con le sue devastazioni, anche del patrimonio monumentale, e l’attualità del lacerante oltraggio, che ha orrendamente sfregiato uno dei simboli più significativi della nostra cultura.
Venendo agli autori e ai titoli in programma, Jean Cras visse la Grande Guerra sul Mare Adriatico, al comando della torpediniera “Commandant Bory”. Nel corso delle sue licenze, portò avanti la sua attività di musicista: l’orchestrazione di Polyphème e la composizione di opere per pianoforte, in particolare le quattro Danze che, contemporanee dei Nocturnes di Louis Vierne, confermano che il conflitto mondiale non interruppe la produzione dei compositori francesi. Tra le opere nate in questo periodo, alcune non sono immediatamente influenzate dalle tragiche circostanze; altre invece esprimono più direttamente l’indignazione per gli orrori del conflitto. Tra queste ultime, appunto La Cathédrale blessée di Mel Bonis, composta nel 1915 e pubblicata nel 1929, fa esplicito riferimento al bombardamento della cattedrale di Reims. Solista al pianoforte: François Dumont, che dopo aver vinto prestigiosi concorsi internazionali, si esibisce con successo in tutto il mondo. Il giovane pianista francese ha affrontato questo programma, tutt’altro che facile, dominando la tastiera con sicura padronanza tecnica, nitidezza di tocco, adeguatezza stilistica al carattere dei singoli brani. Così si è verificato nel delicato e sognante Notturno n° 1 op. 33 di Fauré – che fa parte di un ciclo di tredici pezzi, composti nel corso della vita del musicista – in cui emerso il tono supplicante che lo percorre, nonché il valore di un autore, ancora troppo poco riconosciuto. Analogamente nei due brani dai Poèmes intimes di Jean Cras – composti nei primi anni del Novecento – il gesto interpretativo del concertista ne ha evidenziato l’intenso lirismo, con tratti di cupa malinconia, che può far pensare a Franck, sia nel caso di En Islande – composto su una nave ormeggiata nel porto di Reykjavík – sia in quello del notturno Recueillement, percorso da cromatismi, che fa esplicito riferimento ai versi di Baudelaire: “Sois sage, ô ma Douleur, et tiens-toi plus tranquille./Tu réclamais le Soir; il descend; le voici:/Une atmosphère obscure enveloppe la ville,/Aux uns portant la paix, aux autres le souci.” Di Jean Cras sono stati proposti anche due brani da Danze (1917), un insieme di quattro danze – morbida, scherzosa, tenera, animata: ognuna dedicata a una persona cara –, il cui il titolo in italiano è dovuto alle circostanze, in cui avvenne la composizione – tra il febbraio e l’aprile del 1917 a bordo della torpediniera Commandant Bory nel corso di una missione sul mare Adriatico a difesa delle coste ioniche. L’alternanza di tempi lenti e veloci fanno complessivamente di questa raccolta – tra le pagine più importanti di Cras, nonché tra le più ardue da eseguire – una vera e propria sonata da chiesa barocca. Mistica e appassionata è risultata l’interpretazione del pianista nel rendere il tema pieno di sentimento amoroso – un sentimento che che va anche al di là dell’ambito terreno – all’inizio della Danza tenera, dedicata da Cras alla moglie, cui segue una sezione piuttosto ansiosa, che esprime un senso di perdita o di separazione, dopodiché si leva un inno alla Chiesa fervente e solenne, come cercando la consolazione nella fede, con un turgore di accordi in tutti i registri della tastiera. Vitalismo e contaminazione di stili hanno caratterizzato la Danza animata – dedicata all’amico di famiglia, poeta scrittore e giornalista Édouard Schneider –, nella quale, verso la parte finale compare un episodio cadenzale, in cui si citano i temi delle tre danze precedenti, dando forma ciclica alla raccolta.
Suggestiva piena di pathos, adeguata alle raffinatezze della scrittura l’interpretazione del pianista relativa ai pezzi di Mel Bonis, che sono animati dal ricordo delle Romanze senza parole di Mendelssohn o da chiaroscuri armonici, che fanno pensare a Debussy. Rilievo particolare ha assunto, come si è detto – per le note quanto tristissime notizie da Parigi –, la profonda e commovente Cathédrale blessée, composta dall’assai devota Mélanie, nel 1914: un pezzo, che fa tornare alla mente altri celebri rintocchi di campane e cela al suo interno un Dies irae accusatore, oltre ad esprimere la profonda mestizia di un Requiem.
Lontano dai rumori e dai clamori della guerra il brano, dai Tre Notturni op. 34, di Louis Vierne – che fu organista a Notre-Dame: ancora un legame con la tragedia di Parigi –, una raccolta composta tra il dicembre 1915 e il gennaio 1916. Il Terzo notturno nasce in Svizzera, dove il musicista si trovava per una tournée di concerti, ma anche – essendo affetto da glaucoma – per farsi visitare dall’illustre clinico Samuel Eperon, che lo convinse a sottoporsi a un intervento chirurgico per evitare la cecità completa. In questo periodo doloroso, segnato da complicazioni per la vista e la salute, Vierne ha appena il tempo di portare a termine l’ultimo dei suoi Notturni, il 23 gennaio a Ginevra, contraddistinto da questa frase amena: “La Lumière rayonnait des Astres de la nuit, le rossignol chantait”. Abile tecnicamente e musicalissimo François Dumont anche in questo pezzo, dalla tonalita sospesa, specie all’inizio, affrontando da par suo passaggi cantabili, arpeggi veloci e il finale pirotecnico. Applausi pieni di entusiasmo. Due bis: una delle Premières valses di Reynaldo Hahn e Berceuse di Chopin.