Aix-en-Provence, Théâtre de l’Archevéché, Festival International d’Art Lyrique d’Aix-en-Provence 2012
“DAVID ET JONATHAS”
Tragédie en musique in un prologo e cinque atti. Libretto di François de Paule Bretonneau
Musica di Marc-Antoine Charpentier
David PASCAL CHARBONNEAU
Jonathas ANA QUINTANS
Saül NEAL DAVIES
Achis FRÉDÉRIC CATON
Joabel KREŠIMIR ŠPICER
La Pythonisse DOMINIQUE VISSE
L’Ombre de Samuel PIERRE BESSIÈRE
Orchestra e Coro de Les Arts Florissants
Direttore William Christie
Regia Andreas Homoki
Scene Paul Zoller
Costumi Gideon Davey
Luci Franck Evin
Nuovo allestimento con Opéra Comique,Paris; Théâtre de Caen; Teatro Real, Madrid
Aix-en-Provence, 11 luglio 2012
Il libretto, tratto dall’Antico Testamento, racconta del giovane David, che, placate con il suo canto le inquietudini di Saul, intreccia una profonda amicizia con il di lui figlio Jonathas, scatenando la gelosia dello stesso, in un crescendo di contrasti, culminanti con la morte di Jonathas tra le braccia di David. David et Jonathas, una tragedia biblica, che, sotto la sua apparente esposizione di sentimenti edificanti, evidenzia una forte originalità melodrammatica, mostrando la spiccata personalità compositiva di Charpentier, finalmente libero dalla incombente e limitante presenza di Lully, alla cui ombra è rimasto mentre il secondo era ancora vivo. Sin dalla sua anteprima al Collegio di Gesuiti Louis-le-Grand nel 1688 (da qui la presenza pressoché totale di voci maschili) e la sua rinascita moderna nel 1981 presso l’Opera di Lione, David et Jonathas è stato molto raramente eseguito in forma scenica, registrato in alcune occasioni, ma raramente messo in scena.
La scenografia unica di Paul Zoller è assai minimalista: una sorta di contenitore in legno, all’interno qualche sedia e un tavolo. Ne deriva una visione piuttosto claustrofobica dello spazio scenico alla quale ben presto si aggiunge uno stato di noia, generato dalla modernità dei costumi di Gideon Davey e soprattutto della regia di Andreas Homoki che, quasi certamente, ha voluto mettere in evidenza i conflitti umani con particolare riferimento al conflitto israelo-palestinese. Il regista vuole esaltare il lato psicologico dei personaggi facendo emergere la gelosia del re nei confronti del legame tra David a suo figlio Jonathas, ma è poco comprensibile e limitante, volendo ricondurre il tutto sul piano dell’omosessualità. Se è risultata abbastanza efficace l’idea di spostare al centro dell’opera il prologo nel quale Saul incontra la maga (La Phytonisse) per sapere del proprio futuro e che aiuta a comprendere meglio l’atteggiamento paranoico del sovrano, altre idee del regista (e non stiamo qui ad elencarle) risultano oscure. Ci troviamo nuovamente a ripetere che, molti registi, spesso dimenticano che un testo e una musica scritti in una data epoca a fatica possono sostenere delle operazioni di ammodernamento, pena la perdita dell’essenza stessa dell’opera.
Un’operazione visiva confusa, fortunatamente salvata da una esecuzione musicale di grande pregio. La direzione di William Christie è stata invece chiara, omogenea nelle sonorità, lineare, con una scansione ritmica sostenuta nei tempi ma nel contempo sempre attenta alle ragioni del canto. E veniamo al cast vocale. Il tenore Pascal Charbonneau (artista formatosi all’Académie européenne de musique) è un David complessivamente convincente sul piano interpretativo, meno su quello vocale. La voce è alquanto leggera, manca di risonanza, debole nelle agilità, con un’emissione che spesso genera suoni troppo “fissi”” anche per un repertorio barocco, specialmente negli acuti duri e incerti. Il soprano Anna Quintas nei panni di Jonathas (visivamente sembra Harry Potter!), al contrario, sfoggia una vocalità gradevole e ben impostata. Ottima interprete, contribuisce in modo efficace a creare dei momenti di bella intensità teatrale, in particolare nei duetti con David. Neal Davies è un Saul dalla vocalità chiaramente baritonale (il ruolo indicherebbe basso) e solo nel secondo atto il cantante riesce a conferire espressività alla voce che, complessivamente, usa con una certa maestria e, unita a un gioco scenico intenso, compensa i limiti di una tessitura che non è certo confacente alle sue reali possibilità. Frédéric Caton mette in luce il personaggio di Achis in modo sobrio e con bel timbro. Kresimir Spicer (Joabel),canta con puro stile barocco, la sua interpretazione ci lascia percepire la duplicità del personaggio, attraverso un timbro piacevole e sempre controllato. Degno di nota il coro di eccellente livello: ogni intervento è un piacere per la precisione e l’intonazione. Efficaci gli interventi di Dominique Visse (La Pytonisse) e di Pierre Bessière (L’ombre de Samuel). Anche se questo spettacolo pecca nella regia, il numeroso pubblico di appassionati cultori del repertorio barocco ha vivamente applaudito.Foto Pascal Victor/ArtComArt