Siena, Abbazia di San Galgano, Opera Festival – Stagione 2012
“AIDA”
Opera in quattro atti, libretto di A. Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Il Re STEFANO RINALDI MILIANI
Amneris SERENA PASQUALINI
Aida CRISTINA PIPERNO
Radames YUSIF EYVAZOV
Ramfis PAOLO PECCHIOLI
Amonasro CARMELO CORRADO CARUSO
Un Messaggero VLADIMIR REUTOV
Una Sacerdotessa MARIA TOMASSI
Coro e Orchestra dell’OPERAFESTIVAL
Direttore e Concertatore Matteo Beltrami
Maestro del coro Maurizio Preziosi
Regia Mariano Furlani
Scene Giacomo Andrico
Costumi Micol Jonanka Medda e Caterina Bottai
Luci Alessandro Ruggiero
Abbazia di San Galgano 07 luglio 2012
Ripresa di uno spettacolo già presentato con successo qualche anno fa ai giardini di Boboli a Firenze e riadattato per l’occasione allo splendido spazio scenico della Abbazia san Galgano. La vicenda viene ambientata in un Egitto probabilmente molto tardo, nel quale sono presenti e riconoscibili vari elementi figurativi di altre culture mediterranee e Aida è di pelle bianca e suo padre biondo, tanto per non offendere nessuno. Tuttavia al di là di questi aspetti francamente poco comprensibili e sostanzialmente ininfluenti ai fini della narrazione, lo spettacolo è apparso nel complesso ben costruito ed articolato, sia pure a prezzo del taglio dei ballabili del secondo atto, probabilmente dettato da ragioni di spazio e di una scena del trionfo ridotta al minimo. Ma a parte questo, Aida è un’opera in gran parte intimista ed anzi possiamo affermare che da questo tipo di esecuzione hanno tratto vantaggio i numerosi momenti sia scenici che musicali che talvolta non sono così privilegiati dai grandi spazi sia all’aperto che al chiuso.
Il direttore Matteo Beltrami ha offerto una lettura molto tesa e coinvolgente riuscendo a tenere sempre desta l’attenzione del pubblico anche con un’orchestra si dal bel suono e molto volenterosa nel seguire le sue intenzioni esecutive ma anche imprecisa. Discreta la prova del coro diretto da Maurizio Preziosi.
E veniamo agli interpreti della serata. Su un piano di assoluta civiltà vocale superiore rispetto al resto della compagnia e a quanto si ascolta in media nei teatri e nelle più recenti incisioni discografiche, i cantanti che hanno eseguito i ruoli del Re, Amneris ed Amonasro. Stefano Rinaldi Miliani ha interpretato la sua parte con voce dal bel timbro, morbida, sonora ed omogenea ed una figura scenica ed una recitazione particolarmente appropriate. Vera rivelazione è apparsa l’Amneris di Serena Pasqualini. Davvero difficile l’impresa di riuscire ad emozionare e offrire una lettura originale ma aderentissima allo spartito in un ruolo così importante e nel quale il confronto con le grandi interpreti storiche è spesso temibile. Perfetta nella dizione, nel volume, nella compattezza e nell’omogeneità della voce, è riuscita ad impersonare un’Amneris di singolare fascino e soprattutto dal tratto sempre autenticamente aristocratico sia nel gesto che nel porgere le frasi musicali, risultando la vera prima donna della serata. Del pari magnifico l’Amonasro del baritono Carmelo Corrado Caruso interpretato con voce dal timbro caldo ed avvolgente come il suono di un violoncello nelle grandi frasi cantabili e sempre incisiva, omogenea e sonora in tutta l’estensione. Anche egli ha offerto una lettura personale del proprio personaggio ma sempre nel solco di una tradizione illustre, riuscendone ad tratteggiare efficacemente i vari aspetti della nobiltà del re, dell’astuzia e della rudezza del guerriero e della ambivalente complessità del suo rapporto paterno, anche in questo caso grazie ad una ormai purtroppo non più comune capacità di fondere in una sintesi di autenticità le intenzioni teatrali e la parola scenica con il modo di porgere la frase musicale. Buono nel complesso il Ramfis di Paolo Pecchioli al quale avrebbe forse giovato una maggiore ieraticità. Scenicamente efficace e corretto vocalmente il messaggero di Vladimir Teutov e assai interessante la sacerdotessa cantata da Maria Tomassi con voce ampia e dal bel timbro. Aidaè stata interpretata da Cristina Piperno. A dispetto di un registro medio-acuto davvero impressionante per volume e sicurezza e di una discreta musicalità, la sua interpretazione è alla fine risultata corretta ma un po’ troppo a senso unico, perennemente sopra le righe e in una sorta di continua e stereotipata agitazione che in diversi momenti è risultata estranea alla musica. Interlocutorio il Radames di Yusif Eyvazov. Assolutamente improponibile scenicamente con la sua aria da bambinone mesto e dubbioso, si è tuttavia efficacemente riscattato con una vocalità generosa e capace di slanci eroici, trovando dei momenti musicalmente molto belli specialmente nell’ultimo atto.Alla fine, al termine di una serata piacevole, lunghi applausi per tutti.