Nell’introdurre questa mia intervista, mi prendo la libertà di entrare nel personale, visto che mi lega a Raina Kabaivanska una conoscenza che risale al lontano 1983, quando da sbarbatello muovevo i primi passi nell’ambiente dell’opera lirica, lavorando come assistente ai costumi all’Arena di Verona, in una produzione di Madama Butterfly che vedeva Raina per protagonista. Ovviamente conoscevo già la sua grande arte interpretativa, avendo avuto modo di vederla in svariate produzioni. Non conoscevo invece la donna, la sua naturale eleganza, la gentilezza, ma anche la schiettezza e la sottile ironia e anche autoironia che la caratterizzano e che l’hanno e la rendono ancora oggi, unica. Potrei scrivere molto, ancora molto, ma corro il rischio di essere melenso e a Raina non piacciono le sdolcinature. Posso solo dire che adesso, riascoltare e rivedere le interpretazioni di Raina Kabaivanska, vuol dire rivivere un momento straordinario della storia del melodramma moderno.
Il tratto principale del tuo carattere?
Orgoglioso e indipendente.
Il tuo difetto principale?
Una certa mancanza di tolleranza verso gli stupidi e la stupidità in genere e allora nelle mie scelte sono selettiva, sia nelle amicizie e adesso anche come insegnante, aggiungo un “purtroppo” perché non è detto che uno stupido non abbia una bella voce. Io cerco allievi svegli e con i riflessi pronti.
Qual è la qualità che ti attrae di più in un uomo?
La prontezza dell’intelligenza.
E in una donna?
La stessa cosa. Non mi sono mai rapportata in modo diverso tra uomini e donne.
tuo ideale di felicità?
L’idea di felicità, se esiste un concetto di felicità, non è mai uguale, cambia come ti cambia la vita. Per me, adesso, può essere anche quando passeggio con il mio nipotino. Una volta poteva essere quando ero sulla scena. In ogni caso, credo che la felicità per me sia sempre legata a un affetto e a un’emozione.
Un tuo rimpianto? Sai che non ne ho? Mi posso considerare una persona privilegiata dalla vita. Tutto sommato ho sempre fatto quello che ho voluto. Una realizzazione totale nell’arte non può che rendermi grata al destino che ho avuto. Posso quindi dirti che rifarei tutto, errori compresi…per questione d’orgoglio,come abbiamo detto.
L’ultima volta che ti sei commossa?
Mi capita abbastanza spesso. Sono i miei allievi che, a volte mi emozionano. Sono sempre in mezzo ai giovani…
Credo sia una cosa molto bella e che dia energia…
Certo, ma non solo. Per questo senso di gratitudine verso quello che mi ha dato la vita, che ti dicevo poco fa, devo dare anch’io. Un po’ come faceva la mia maestra, una donna eccezionalmente buona e generosa e come lei cerco di seguire le sue orme. Quindi il legame che si crea con i miei allievi è per me una vera fonte di emozione. Vederli che si avviano alla carriera è sicuramente emozionante.
Quali ricordi della tua vita riemergono più frequentemente nella mente?
Con gli anni che avanzano mi riaffiorano alla memoria la mia infanzia e in particolare la figura di mio padre, un uomo del quale ricordo, oltre alla bellezza fisica, la profondità intellettuale, la fervida fantasia. Posso dire di avere avuto una bellissima infanzia. Se poi parliamo della carriera ti posso dire che io avuto un atteggiamento di distacco da quello che facevo…
Cioè? Spiegati…
La carriera era parallela alla mia vita, ma non la cosa più importante, senza mai farmi toccare da eccessive ambizioni, proprio per non farmi coinvolgere troppo emotivamente e non soffrire. Ho costruito la mia carriera senza pensare troppo al futuro.
Di cosa ha più paura?
Del futuro dell’umanità.
La Città più amata?
New York. Vi andai per la prima volta nel 1961,l’anno in cui debuttai al Metropolitan. In quel teatro c’erano veramente i più grandi nomi della lirica mondiale. Era una città con una vita culturale e musicale straordinaria.
Il colore preferito?
Il verde.
Il fiore preferito?
Gli anemoni e ranuncoli.
Il tuo rapporto con il cibo?
Da pessima cuoca, ma di ottima e abbondante forchetta.
Il piatto preferito?
Tutti i tipi di dolci.
Vino bianco o vino rosso?
Vino rosso.
Dove si mangia peggio, secondo te?
Ho dei pessimi ricordi di Londra, anche se sicuramente adesso non sarà più così
La stagione dell’anno?
L’autunno.
Giorno o notte?
Giorno.
A cosa non sai rinunciare?
Alla mia libertà di espressione.
L’ultimo libro che hai letto?
Sul mio comodino c’è “La vita bassa” di Arbasino, che mi sto leggendo con molta calma.
Autore preferito in prosa?
Anton Cechov.
Il passatempo preferito?
Non ne ho, sono sempre in azione…
Il cantante preferito?
Jon Vickers e Luciano Pavarotti.
E tra le nuove generazioni?
Adesso mi viene in mente solo Juan Diego Florez. Ha delle qualità vocali non comuni.
Il dono di natura che avresti voluto avere?
Essere un po’ più furba.
A chi non conoscesse la tua voce, cosa faresti ascoltare?
Il “Roberto Devereux” di Donizetti. Credo sia stata la mia più grande sfida sia vocale che teatrale, per una come me, considerata solamente come “pucciniana”. Sono stato molto criticata perché ho osato entrare in zone “off limits”, ma quello che ho cantato quello che volevo fare e basta.
E hai cantato il “Devereux”, meglio di tante “specialiste” di adesso…
Questo lo dici tu, dai!…In ogni caso mi sembra che adesso tutti cantano di tutto e di più senza tanti problemi di stile o voce.
Certamente. Ci sono altri ruoli che avresti voluto fare? Ad esempio non hai mai nascosto la tua avversione per la “Fedora” di Giordano, un ruolo che ti sarebbe stato alla perfezione, sotto ogni punto di vista..
Si, vero, sai che quello che penso, dico e quindi, per me, “Fedora” è un’opera verso la quale ho sempre nutrito una grande avversione e non ho mai ceduto a ogni tentativo di farmela cantare. Per il resto ho cantato sempre i ruoli che mi andava di fare. Anche nell’ultima fase della mia carriera, ho interpretato tante “vecchie”, come La vecchia Priora de “I dialoghi delle Carmelitane” o La contessa de “la dama di picche”.
Tu sei sempre stata considerata anche come una donna grande classe ed eleganza…
Che dirti, lo sei o non lo sei, sono qualità che hai innate. Anche in questo caso, però, ho avuto l’esempio della mia maestra. Anche se anziana, era sempre attentissima ad essere sempre in ordine, con un filo di rossetto. Io ho l’ho sempre vista così, garbatamente elegante. Mi raccomandava sempre di essere in ordine come una forma di rispetto verso te stessa e verso gli altri. Per lei era una sorta di disciplina e così lo è anche per me, da sempre, anche adesso che sono vecchia.
Un viaggio che vorresti fare?
Viaggiare!!!…No, no! Non voglio viaggiare, ne ho fatti abbastanza nella mia vita. Ho l’incubo delle valigie…
La vacanza ideale?
Sai, a pensarci bene, io non ho mai fatto vacanze in vita mia
La forma d’arte che ami di più?
La musica e la pittura.
Il tuo rapporto con la televisione?
Di odio e amore. E’ un mezzo formidabile, spesso banale o stupido.
Ami il cinema?
Non molto quello attuale, raramente mi emoziona, forse sarò antica!
E con il mondo del web?
Parliamo di computer?…Mia figlia me ne aveva regalato uno che praticamente poi è diventato suo, forse riuscirei ad accenderne uno!
Ma lo sai che in internet ci sono moltissime cose su di te, soprattutto video su Youtube, sempre cliccatissimi …
Si, mi hanno detto che su questo…You….Tube, ci sono molte cose mie e cosa dicono?…”Senti che vociaccia, la bulgara!”
Si… si…capirai, ad avercene adesso di “vociacce” come la tua!
Le cose passano, caro…è la vita! Non facciamo i nostalgici!
Il Soprano Raina Kabaivanska è nata a Burgas nel 1934. Dopo gli studi musicali in Bulgaria e in Italia, ha esordito ne 1959 nel Tabarro di Puccini a Vercelli. Nel 1961 ha debuttato alla Scala come Agnese nella Beatrice di Tenda di Bellini, al fianco di J. Sutherland, e l’anno dopo era Desdemona nell’Otello verdiano con protagonista M. Del Monaco. In questi anni della carriera ha affrontato un repertorio quanto mai vasto, tutto essenzialmente basato sull’opera italiana, da Bellini a Verdi e Puccini; con gli anni Settanta, il suo rigore, la sua espressività e la sua eleganza hanno trovato il campo d’elezione nelle opere di Puccini (Madama Butterfly, Manon Lescaut, Tosca), Cilea (Adriana Lecouvreur) e Zandonai (Francesca da Rimini), da lei eseguite sui maggiori palcoscenici internazionali e con i piú celebri direttori, unendo mirabilmente un canto sempre attentissimo ai dettami del compositore ad altrettanto indiscusse e carismatiche capacità d’interprete, che l’hanno consacrata come la piú completa interprete di tale repertorio. Dopo aver dato l’addio alle opere che l’hanno resa celebre nel mondo, Madama Butterfly (Verona, 1997) e Tosca (Modena, Parma, 2002 e Teatro Réal di Madrid, 2004), la Kabaivanska ha continuato l’attività teatrale cantando Liza Elliot in Lady in the Dark di K.Weill (Palermo, 2001,Roma, 2002), la donna ne La voix humaine di Poulenc (Roma, 2001), la Contessa ne La Dama di Picche (Napoli, 2005), Madame de Croissy ne I dialoghi delle Carmelitane di Poulenc (Madrid, 2006). Attualmente svolge un’ intensa attività di docente presso importanti istituzioni musicali in Italia e all’estero.